Tutte le cose che vorrei dirti.

Vorrei dirti che nella vita le cose diventano difficili prima di essere facili. E non diventano nemmeno realmente facili: sei tu che diventi più brava…

Il 2015 inizia adesso.

Life ·

Mi sono sempre dichiarata contro i buoni propositi (anzi: ‘col proposito di non fare propositi’) ma che vi devo dì, sarà la vecchiaia che incombe e la zampa di gallina che inizia a razzolare intorno al fu-bell’occhietto da ventenne, sarà la percezione di non avere più ‘tutto il tempo del mondo’ per fare le cose che vorrei fare e soprattutto essere la persona che vorrei essere, che mi mette un po’ di pepe sulla coda e mi porta a scrivere intenzioni positive nero su bianco. E pubblicamente.

Subisco il fascino del nuovo inizio. Del foglio bianco. In ogni circostanza, sia esso una metafora o carta intonsa da varcare con la punta di una penna, di una matita, di un pennarello. Un file vuoto. Una stanza da riempire. Lasciare tracce mi affascina ed esprimermi è una necessità tanto quanto respirare.

Ecco allora i miei buoni propositi. Sono veramente buoni, sono il meglio che potrei fare, ed è in fondo quello che auguro a me stessa e a voi: esprimerci al massimo delle nostre possibilità, ma senza cadere nel sempre inappagato delirio di onnipotenza e nelle inutili manie di perfezione. Essere noi, pienamente. Adempiere noi stessi.

E so che questo cambiamento passa sia attraverso tutte le mancanze che ho, i buchi che la pigrizia lascia sprofondare, le paure inaffrontate, le noie quotidiane, che attraverso le passioni, le emozioni improvvise, le sorprese che la vita mette sulla tua strada. Serendipità. L’inatteso. E il resto è ciò che facciamo, che tenacemente scegliamo di portare avanti.

Nel 2015 vorrei.

1. Essere una versione migliore di me stessa. Per motivi tra i più vari ho trascurato la mia complessità. Mi sono ridotta a girare intorno agli stessi problemi e ho voltato faccia ad alcune situazioni interiori ed esteriori che andavano alcune prese di petto e altre prese per mano. Mi sono arrabbiata troppo e per futili motivi, ho alternato un’alimentazione sana con cravings assurdi portando sempre al limite il mio fisico, ho fatto meno sport di quanto avrei voluto, ho giocato con Viola con la testa da un’altra parte, mi sono incollata all’iPad invece di leggere un libro, ho chiamato poco i miei genitori, e potrei continuare. A volte sono piccole cose a renderci migliori e io voglio perseguirle, farle diventare un’abitudine, perché noto che sto molto meglio quando mi prendo cura di me stessa.

2. Lavorare meglio, lavorare in compagnia. Sono sette anni che, salvo occasionali collaborazioni, lavoro da sola. E’ gratificante, ma anche stancante e complicato. Serve tanta motivazione per darsi una disciplina se sei totalmente sola, senza colleghi, senza un capo che ti cazzia se non fai le cose per bene o per tempo, senza un team che solleva il morale o stempera la tensione di certi momenti con una battuta. No, parlare col muro non è la stessa cosa. Sono un animale solitario, è vero, ma non così tanto. Quindi il mio buon proposito è innanzitutto trovare una scrivania in un coworking, e poi collaborare di più con altre persone. Che siano blogger o meno. Che lavorino insieme a me su determinati progetti o meno. Lo dico ogni anno e ogni anno fallisco, ma questa volta me lo sono data come obbligo. La solitudine sta diventando troppa.

3. Vivere nel presente. Come vi ho detto è un po’ che leggo libri sulla mindfulness, che ha similitudini con la meditazione buddista ma un approccio decisamente più pratico. Non rimuginare sul passato, non spaventarmi del futuro, ma godere del momento che ho adesso. Sentirne le sensazioni, gli odori, le forme, i rumori. Esserci. Perché in fondo tutto quello che abbiamo è ORA.

4. Viaggiare. Durante queste vacanze sono stata da mia nonna e ho sfogliato i suoi album di vecchie foto. I miei nonni erano dei veri avventurieri per la loro epoca: viaggiavano tantissimo per passione, curiosità e anche per lavoro. Ho visto le foto del 1978 quando i miei nonni hanno fatto il motoraid del deserto del Sahara e quelle del 77 quando hanno visitato l’Asia: Cina, Giappone, Thailandia. Quando mio papà aveva dodici anni sono andati da Roma al Circolo Polare Artico in roulotte. Ogni anno cercavano di fare un viaggio, vicino o lontano. Come posso io, con queste radici più quelle di mia mamma hostess tenere i piedi per terra quando si parla di viaggi, scoperta? Semplicemente non posso. Viaggiare mi rimette in contatto con una parte di me che spesso nella vita di tutti i giorni dimentico: quella che si meraviglia e si entusiasma per le piccole cose. Quella che si sente libera.

5. Stare con Viola, nel mondo di Viola. Tante volte quando gioco con Viola la coinvolgo nelle cose che faccio o che penso le piaccia fare. Ci mettiamo a fare una torta, o un lavoretto, a dipingere o a disegnare. Ma noto la grande differenza quando lascio che sia lei a condurre il gioco e seguo le sue indicazioni, entro nel suo mondo, divento bambina anche io. Allora non mi viene in mente di pensare a qualcosa che devo fare o che ho dimenticato. Rido con lei, faccio i personaggi, divento una bambola o un coniglio, una scatola diventa la mia casa e credo a quello che immagino. Forse il segreto è quello: crederci. Come facevamo da piccoli.

6. Pianificare e seguire il piano. Io pianifico ma poi ho dei problemi a rispettare i piani. Inizio e non finisco. Parto a velocità supersonica e poi rallento. Il proposito è: individuare l’obiettivo. Dividerlo per step intermedi. Rispettare gli step. Non diventare troppo frustrata se non ci riesco, ma non mollare. Ricominciare da dove ho lasciato. Una, dieci, cento volte. Ma ricominciare sempre. Cambiare il piano, adattarlo. Ma avere un piano, e seguirlo.

7. Mirare alto. Non so vendermi per quello che valgo, il mio carattere insicuro unito al fastidio per chi si vanta della sua bravura mi rendono una pessima pr di me stessa. Tendo a non spacciarmi mai per più di quello che sono e finisco per essere sempre superata dai millantatori, da chi si crede molto bravo (e a volte lo è), da chi mette i suoi successi davanti a sé come fossero un tappeto rosso. Per questo motivo, un po’ controcorrente, il proposito non è quello di ‘darsi obiettivi più raggiungibili’ ma di ‘puntare alto’. Se non altro ci vorrà un sacco di fatica e questo mi terrà molto impegnata.

8. Muovermi di più. E farlo (quasi) tutti i giorni. Non solo perché fa bene, non solo perché so che ci sono degli addominali da paura nascosti da qualche parte in me, ma anche perché mi è stato prescritto. No, non scherzo. In tutte le mie esperienze di terapia, essendo lo sport un attivatore naturale di endorfine, questo era raccomandato quotidianamente. In alcuni casi lo sport è più efficace degli antidepressivi, per dire. Lo sport non ti dà solo un culo da paura ma anche un umore fantastico. Avete presente la sensazione insuperabile di potenza, soddisfazione e libertà che provate dopo una corsa, un’ora in palestra, una nuotata? Ecco, quella vale tutto lo sforzo. Poi certo, vienimelo a dire alle otto di mattina quando fa due gradi e mi devo mettere i leggings da palestra, iniziare a muovermi che ancora dormo, e vorrei morire. Ma vale la pena. Davvero.

9. Fare ordine. L’avevo già scritto da qualche parte, ma una casa e un ambiente di lavoro ordinato mi aiuta ad essere più organizzata. E ordine non significa solo scaffali di carte e documenti archiviati, ma anche una casa bella, accogliente, dove ogni cosa ha un posto, specialmente quelle belle.

10. Iniziare subito, rimuginare poi. Qualsiasi cosa io voglia fare, stavolta devo farla e basta. Prima c’era la fase ‘vorrei’, poi la fase ‘pensiamoci’, poi la fase ‘forse non mi va’. Adesso bisogna tagliar corto il processo e passare direttamete al fare. Anche se ciò comporta il riflettere meno. Sono una pensatrice troppo attiva, se il mio corpo fosse attivo come la mia mente sarei Hulk.

2015mepropositi

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