
Mi piacerebbe sedermi con voi e brevemente raccontarvi di tutte le volte in cui mi sono autosabotata. Ci metterei appena tre mesi.
Che dite, secondo voi lo classifichiamo tra i talenti o tra le dannazioni, questo inconsciamente lavorare in sottofondo per minare quello che si conquista? No, perché io sono bravissima. Primo appuntamento: notte insonne. Notte prima dell’esame: febbre. Pomeriggio del saggio: eruzione cutanea. Altro appuntamento: caviglia slogata, che mi offre la meravigliosa scelta tra il disdire (che fa tanto chic, ma chi jaa fa) e andare con le stampelle (che fa tanto sfigata). Dài, che possiamo continuare. E sono sicura che anche voi ne avete di splendide da aggiungere all’elenco.
Paradossalmente più il momento è atteso, più promette emozione e bellezza, più ne sono consapevolmente felice ed eccitata, più il mio inconscio sta lì a fregarsi le manine pensando: “come possiamo sabotarci, stavolta? pensiamo a un modo creativo, più creativo della volta scorsa!”
“Più creativo di quando le hai fatto venire la varicella il giorno della recita?”
“Di più! Di più!”
“Più creativo di quando doveva andare a studiare a casa di quello e per l’emozione si è svegliata alle tre e mezza e non si è più riaddormentata ed è arrivata che c’aveva la faccia di un reduce di guerra appena ripescato nel mare con gli squali tipo Unbroken, solo che lei era broken de brutto?”
“Di piùùù!”
“Più creativo di quando le hai fatto partire le emicranie e le vertigini due giorni prima di partire per la stagione di lavoro?”
“Buahahaha, lì ho dato proprio il meglio di me.”
“Che poi, poraccia, j’è preso un colpo.”
“Eh ma sono un artista, io. Unire così sabotaggio, fifa, dramma. Fammi dare una pacca sulla spalla.”
“Ah! Le spalle. Ti ricordi quando glie le hai fatte bloccare il giorno prima del trasloco a Londra, che è rimasta allettata per dieci giorni e non muoveva più il collo?”
L’inconscio si tiene la pancia, ride forte.
“Questa volta… questa volta…” rotea le manine in aria per intendere che la farà grossa.
“Ehm, scusa.”
“Voi chi siete?”
“Io sono ottimismo, lui è pensiero positivo e quella laggiù che non riesce a stare ferma è meditazione.”
“Siete il circo?”
“No, siamo la cavalleria.”
“Ah, mi spiace, ma io ho i poteri e voi no.”
“Ma noi abbiamo la forza della gioia e della serenità.”
“E Pippo, Pluto e Topolino?”
“No. Occasionalmente ci dà una mano l’alcol, ma non è che sia proprio affidabile.”
Vi racconterei di questa conversazione che avviene nella mia testa svariate centinaia di volte al giorno, e a volte la cavalleria la spunta ma altre no. A volte sono semplicemente sopraffatta dalle reazioni inconsulte della mia testa a quello che succede, specie se la pressione è quella di essere all’altezza di qualcosa di bello o più semplicemente riuscire a viverlo.
E’ difficile essere me, ma c’è di peggio. E sono sicura che è difficile anche essere voi, a volte, e che qualcuno tra chi legge starà annuendo e magari vorrà dirmi che non sono sola.
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