Tutte le cose che vorrei dirti.

Vorrei dirti che nella vita le cose diventano difficili prima di essere facili. E non diventano nemmeno realmente facili: sei tu che diventi più brava…

Dobbiamo farla noi, la differenza.

Life ·

Ieri io e Lui siamo tornati all’una e mezza di notte a casa, inebetiti di sonno e di stanchezza.
Abbiamo passato due giorni a Milano per appuntamenti di lavoro mentre a Londra la nonna – dopo aver introdotto nel Paese beni di prima necessità a noi cari, gli expat sanno cosa intendo – ha fatto una full immersion nel mondo polpetto, riuscendo con successo perfino ad intrattenersi in chiacchiere in inglese con i genitori dei compagni grazie alla beneamata tecnica ‘sorridi e annuisci’.
Ah-ha.
Yes, yes.

Le giornate milanesi sono state intense e un po’ strane, specie per me che sono fuori dal giro della ‘Milano da postare’ e che mi faccio vedere onestamente di rado. Forse troppo.

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Milano mi piace.
Negli ultimi anni mi sembra, e confermano gli amici, abbia avuto un boom senza precedenti. Sembra una città europea. Le cose funzionano, i servizi della città sono in ordine e puliti, le occasioni lavorative tantissime ma forse ancora di più quelle culturali e di entertainment – sono stata felicissima di vedere alcuni show visti a Londra in cartellone, come il magnifico Fuerza Bruta. Prenotatelo SUBITO!

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Ho soggiornato al NHOW Milano, che è una bomba. Sembra di essere a New York o a Londra: design e atmosfera super cool e delle stanze meravigliose. Finalmente ho realizzato uno dei miei desideri nascosti: fare un lungo bagno caldo in una di quelle vasche al centro della stanza. Come questa. Ma in generale tutte le foto di questo articolo appartengono al mio soggiorno – anche perché non è che mi mettevo a fare foto durante le riunioni.

Machedavvero a Milano

Poi è successa una cosa.

Mentre ero a Milano sono stata male e sono dovuta andare a fare delle analisi. Ecco, un’altra cosa che mi piace dell’Italia è che non devi per forza affidarti al SSN se hai bisogno di fare qualcosa con urgenza, perché specialisti ed analisi hanno un prezzo tutto sommato gestibile. A Londra non solo i prezzi sono mostruosi, ma a Milano ho raccontato un piccolo intervento che mi avevano fatto e dei medicinali prescritti e tra un po’ i dottori cascavano dalla sedia. Del tipo ‘signorina, dopo averle fatto un intervento fatto male la stanno pure intossicando’. Allegria.

L’ho gestita. Con grande angoscia, ma l’ho gestita.
Dicono che per farti passare la paura una delle tecniche è esporti a ciò che ti spaventa. C’è il momento dell’incertezza e del dubbio che attanaglia e paralizza, ma poi ci si raccoglie ci si rimette in piedi, e c’è il momento in cui si prende una decisione e si porta fino in fondo. O fin dove si può, insomma. A volte mi piacerebbe farlo, cedere all’angoscia, arrotolarmi su me stessa come un riccio e restare immobile mentre altri prendono per me la responsabilità di decisioni e scelte, ovviamente compiendo quelle giuste, ma per fortuna non posso.

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Questa mattina mi sono svegliata, rincoglionita e assonnata, alle sette e mezza mentre mia madre preparava Viola per scuola.
Ho aperto gli occhi, ho ricordato e ho gridato dalla stanza: ‘chi ha vinto???’
Pensavo che la risposta fosse uno scherzo.
Non lo è.

Trump presidente.

Trump. Quello che molesta le donne, che disprezza le minoranze, che ride della legge, che incoraggia alla violenza. Trump, il bullo della classe che se la prende coi più deboli. E non è uno scherzo.
E’ come se ci fossimo svegliati una mattina con qualcuno che ci autorizza ad essere pieni di odio. Ci autorizza ad essere razzisti e misogini. Ad alzare barriere. A giudicare. A chiudere fuori. Ad avere paura.
Bene: non è accettabile.
Mai come in questo periodo storico dobbiamo dimostrare con il nostro comportamento che non lo è, e mai lo sarà. Che l’unico modo per vivere è farlo in tolleranza, pace, rispetto, incoraggiamento del prossimo.

Dobbiamo fare la differenza.
E’ un obbligo ormai, non più una scelta.

Non possiamo permettere di essere contagiati da questa spirale di odio. Non possiamo educare i nostri figli alla diffidenza e al sospetto, al menefreghismo e al giudizio, alla violenza, al bullismo.

Intanto mi faccio un tè, vado a prendere mia figlia, e penso a come raccontarle che non tutto è perduto. Anzi, che è tutto ancora da costruire.

 

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