
[Post offerto da Ohhh, e già dovrebbe farvi capire qualcosa. Se ne sconsiglia la lettura ai miei parenti prossimi.]
Come donne, ci è stato insegnato che la nostra sessualità è qualcosa di problematico.
Da bambine ci è stato detto di sedere composte, di non tenere le gambe aperte, di comportarci da signorine – il che includeva un certo pudore, una certa riservatezza, cose che non si fanno e di cui non si parla.
Da preadolescenti ci è stato spiegato di avere un corpo in via di sviluppo ma ci è stato implicitamente fatto dimenticare di avere al tempo stesso una sessualità in via di sviluppo. La masturbazione maschile era qualcosa di inevitabile e con cui fare i conti, roba da battute ad alta voce. La masturbazione femminile un segreto inconfessabile, roba da risate o smorfie di disgusto. Come se avessimo bisogno di un uomo per giustificare non solo il piacere, ma la conoscenza del nostro stesso corpo.
Da ragazze ci è stato detto che la nostra verginità era un valore inestimabile, che la prima volta andava fatta con ‘quello giusto‘. Oltre alla pressione di dover vivere quest’esperienza sul solco di un ideale di totale perfezione, il che è umanamente impossibile per la maggior parte, questo implicava che a quell’età si avesse la capacità di identificare ‘la persona giusta’ al di là del frutto della cieca attrazione che si prova da adolescenti, e che il desiderio – di per sé – non costituisse una motivazione sufficiente.
Noi non dovevamo fare sesso, dovevamo fare l’amore.
Con questo non voglio affatto dire che i sentimenti non siano importanti, ma che ci è stato raccontato solo un lato della faccenda. Ovvero che noi non avevamo istinti, carne e passione, avevamo amore, devozione e sottomissione.
Ho sentito spesso riferirsi alla verginità come a un ‘regalo’ che si fa all’uomo. Ci si dona. Senza chiedere niente in cambio, ovviamente.
Il fatto è che non mi è mai stato detto che sarebbe stato un regalo che avrei fatto a me stessa, quello di scoprire le meravigliose opportunità di godimento che il mio corpo mi avrebbe concesso.
Perché godere è peccato. Godere è da troie. Le cagne godono mentre le donne si concedono, giusto?
Il sesso come espressione di una potenzialità, il sesso come appagamento, il sesso come pieno utilizzo del proprio corpo, questo è un messaggio che a molte donne non arriva mai.
Anche perché lo sappiamo tutti, no? L’uomo a cui piace il sesso e ha molte donne è un figo, la donna che fa lo stesso è una troia.
Da donne ci è stato detto di preferire sempre la censura. Di non vestire provocanti. Di non avere atteggiamenti sexy. Di non contare i nostri amanti. Di compatirci e piangere se trovavamo il sesso e non l’amore. Mi chiedo quanti cuori si siano spezzati per mantenere fede alla pretesa di renderli inseparabili, a volte indistinguibili.
E vogliamo parlare della pratica? Un sacco di donne non hanno idea di come e cosa fare per provare piacere ma fanno di tutto per farne provare all’altro. Danno per scontato che il termine di un rapporto sessuale sia quando lui è venuto, anche se lei ancora no. O che lei non debba venire per niente, perché in qualche modo se non viene è colpa sua. E’ lei la frigida, mica lui l’incapace.
(Vi racconterei di quell’ex che pensava non fossi capace di venire quando in realtà io – come la maggior parte delle donne – sono esageratamente multi, ma è un’altra storia.)
Quante volte ci facciamo andar bene le cose, nel sesso. Il modo sbagliato, i gesti troppo forti, un po’ di dolore o, al contrario, il non sentire assolutamente nulla. E’ perché, grazie a questa cultura di segretezza e censura rispetto al piacere femminile, non ci è stato insegnato a conoscerci davvero. Non conosciamo il nostro corpo né le sue potenzialità. Quello che possiamo e non possiamo fare, quello che possiamo chiedere e quello che non possiamo chiedere [inserisci payoff di famose chips al formaggio].
Perché siamo state educate ad essere l’oggetto del sesso, non in controllo del sesso.
Quando nascono siti come OMGYes, una ricerca estensiva sul piacere femminile che punta a dare informazioni ‘pratiche’, praticissime, al riguardo per migliorare la sessualità delle donne e della coppia, capisci quanto la sessualità femminile sia stata tenuta da parte fin ora.
Facciamo un favore a noi stesse e mettiamoci in controllo delle potenzialità del nostro corpo.
Cioè indicando, spiegando, chiedendo, mostrando. Perché abbiamo un clitoride tra le gambe, che è una Ferrari del piacere, mentre lui poverino ha solo un pene, che al confronto è un triciclo e viene una sola volta. Abbiamo il diritto e il dovere di dare e ricevere piacere, e sulla parte ricevere siamo carenti.
Via l’immaginario pornomaschilista della donna che ha solo bisogno di una sveltina o che deve venire in cinque secondi mentre lui non fa altro che avanti e indietro. E’ un po’ come chiedere alla Ferrari di fare i 250 all’ora solo girando il volante. Hey? E la frizione? Hey? E l’acceleratore? Ma soprattutto: ‘sta macchina l’hai almeno accesa?
Ma le prime a guidare la Ferrari, vi dico la verità, dovete essere voi. Altrimenti non saprete mai se la state portando a tutta potenza o se la state usando con le premure che usereste per la 126 scassata di mia nonna.
E no, non volete farlo.
—
Questo post è offerto da Ohhh, che non è un sexy shop come gli altri. Niente luci rosse e costumi in finto latex, ma oggetti sicuri, belli e di design per stimolare fantasia, sessualità e piacere. Io personalmente adoro il brand Lelo e ho il Liv2, ma se il sex toys vi sembra ‘troppo’ trovate tantissime altre cose interessanti e più soft, come accessori da massaggio e kit regalo particolarmente piacevoli.
Babbo Natale da Ohhh ci passa spesso, quindi se volete aggiungergliene uno alla lista sono sicura lo porterà – anche perché se siete sole è un regalo per voi stesse, ma se siete in due è un regalo per entrambi.
Io intanto vi do un piccolo incentivo, che è un codice sconto del 10% a fronte di una spesa minima di 30€.* Vi basterà inserire il codice MACHEOHHH al momento dell’acquisto.
Una nota di merito anche al blog di Ohhh, che ha reclutato penne interessanti e argute come quella di Memorie di una Vagina, Violeta Benini o Grimilde, per parlare di argomenti poco esplorati ma degni di studio come la ‘degustazione del tubero‘, l’allenamento del pavimento pelvico, l’infedeltà.
*non cumulabile con altri sconti e non valido su prodotti già in promozione
Commenti