
The Great Resignation è il termine usato per definire il fenomeno di dimissioni di massa iniziato in Us nel 2021, e ora arrivato anche nel nostro Paese. Gli impiegati, prevalentemente lavoratori d’ufficio, lasciano il loro lavoro senza apparente motivo. La verità è che sotto c’è molto di più, ed è una messa in discussione di tutto il sistema lavorativo come oggi lo conosciamo.
Avete mai riflettuto sul fatto che trovare un lavoro impiegatizio anche insoddisfacente, anche mal pagato, anche dai ritmi malsani, anche in un ambiente tossico, è comunque socialmente accettato, incoraggiato ed elogiato?
Faccio l’esempio estremo di Londra, dove molti impiegati fanno 3 ore di commuting al giorno, non vedono figli e famiglia, il weekend sono stremati e lavorano in un cubicolo illuminato al neon senza neppure fare la pausa pranzo, anzi: mangiando un tramezzino davanti allo schermo del pc. Uno schermo davanti al quale la maggior parte di chi lavora in un ufficio si trova a stare circa 8 ore al giorno (se non di più nel nostro Paese, visto il caro presenzialismo italiano).
Se sei fortunato almeno hai un buon ambiente, ma cosa succede se invece è altamente competitivo e tossico? Se ne cura nessuno?
Cosa succede in questi casi? Che se sei ad un livello alto hai l’impressione che ti ‘comprino la vita’, letteralmente, in cambio di uno stipendio consistente. Una vita che, in sostanza, non riesci a vivere per mancanza di tempo e spazio mentale. Se invece sei ad un entry level l’impressione è quella di dover essere comunque grat^ e non avanzare richieste eccessive, anzi: fatti andar bene le cose come stanno. E qui si apre tutta una parentesi sul mobbing, sulla salute, sugli orari di lavoro.
Cosa ha fatto la pandemia, in questi ultimi anni? Ha permesso di capire che in un mondo connesso in molti casi la presenza non è sempre necessaria. Ha fatto capire cosa significa riconquistare spazi e tempi. Ha fatto mettere in discussione non solo le metropoli, chiamando molti alla natura, ma anche lo stile di vita capitalistico legato ad un lavoro che, letteralmente, ti ingabbia e detta ogni altro tempo.
Non ho risposte e non penso che l’opposto, ovvero la totale libertà – che in alcuni casi è anche totale solitudine – sia la risposta. Né sottovaluto l’altra crisi del momento: la mancanza di impieghi per i tanti che cercano. Ma il termometro racconta che il cieco apprezzamento verso il lavoro da scrivania sta scendendo dopo decenni di incontrastato dominio, e che in molti stanno trovando il coraggio di provare altre strade.
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