Tutte le cose che vorrei dirti.

Vorrei dirti che nella vita le cose diventano difficili prima di essere facili. E non diventano nemmeno realmente facili: sei tu che diventi più brava…

Come io, l’anti-corsa, sono riuscita a correre 5km da zero.

Life ·
correre da zero a cinque km

Scrivo questo post sull’onda dell’entusiasmo perché sono effettivamente appena tornata dalla corsa più lunga della mia vita: 5 km, 35 minuti (45 con il riscaldamento).

Ebbene sì: mai corso di più in vita mia. E dire che ci ho provato tante volte. Faticavo come un asino, non rompevo mai il fiato, dopo qualche minuto mi prendeva la famosa fitta al fianco del principiante e così irrimediabilmente non solo mollavo, ma coltivavo un sotterraneo sentimento ambivalente di stima/disprezzo – un sentimento molto più comune di quanto crediate, meglio noto con il nome di ‘sto a rosicà forte’ – per il running e i runners in generale (“bravo che corri, ma ndo cazz’ corri” era il mio pensiero ricorrente quando ne vedevo passare uno, specie quelli convintissimi che corrono anche con la pioggia e meno cinque gradi).

Mi dava molto fastidio questa cosa. Un po’ perché mi sembrava ridicolo non riuscire a correre e un po’ perché sono sempre stata convinta che la corsa non facesse per me, ed era un limite che volevo sfidare.

L’occasione di iniziare è stata quando a Gennaio mi ha chiuso la palestra. Capito, che crudeltà? A GENNAIO.

Ho iniziato da zero, ma zero zero, col fiato del lupo della Spada nella Roccia:

 

L’ho fatto scaricando questa App, che è stata la mia compagna di allenamento, e che si chiama 5K – sottotitolo: dal divano a 5 chilometri. Ero io!!!!

In pratica è un allenamento per correre in maniera graduale e quindi allenarsi a poco a poco. Nel giro di otto settimane si dovrebbe arrivare a correre 5km, ovvero 35 minuti consecutivi più 10 (5+5) di riscaldamento iniziale e finale.

IMG_0582

Non ci credevo molto, invece ha funzionato!

IMG_0551

Non mi considero nella maniera più assoluta una runner, né so se questa cosa della corsa durerà o se passerò ad altro, intanto però sono fierissima dei miei 5k e vi dico alcune cose che ho realizzato in questo percorso:

  • l’allenamento graduale evita un sacco di problemi: iniziare da zero, cioè da una lunga camminata intervallata da pochi minuti di corsa a qualcuno può risultare noioso e troppo facile. Anche io la prima volta ho provato a partire dalla terza o quarta settimana di allenamento, ma ecco lì il doloretto al fianco e un generale senso di spossatezza. La verità è che il running è diverso da qualsiasi altro sport quindi, se effettivamente non sei allenato a fiato e resistenza, è bene partire da un allenamento soft. Cominciando da zero non ho mai più accusato il doloretto al fianco e ho trovato accessibili tutti gli allenamenti successivi.
  • l’allenamento guidato è una svolta. Specie se ti alleni da solo, avere un’app che ti dice esattamente cosa fare e quando farlo è davvero importante. Quando ci alleniamo da soli non abbiamo il senso della misura e tendiamo o ad essere troppo indulgenti con noi stessi (sono troppo stanco, mi fermo) o al contrario a spingere troppo (e pagarne le conseguenze il giorno dopo o rischiare infortuni).
  • i piccoli incoraggiamenti fanno la differenza. Lo vorrei anche nella vita reale, un’app che ogni tanto senza motivo mi dice ‘dai, ce la stai facendo!’ o ‘sei grande!’. 5K ti incoraggia due o tre volte nel corso della tua run e sempre nei momenti chiave, tipo verso i tre quarti quando sei ormai MORTO, ‘almost there!’ (ci sei quasi) ti ridà la carica – Qualsiasi cosa tu stia facendo, serve sempre qualcuno che ogni tanto ti ricordi: ‘You got this!’.
  • la velocità non conta. Io corro 5km, ma molto piano. E non mi interessa correre veloce, davvero, credo sia una cosa che potrò sempre migliorare mentre è la resistenza che mi interessava davvero. E’ quella che ti permette di andare lontano.
  • conta il ritmo. Una cosa che cerco di fare subito è trovare un ritmo in cui mi sento comoda, per quanto lento. Questo mi consente di viaggiare in una sorta di ‘velocità da crociera’ automatica, in cui anche le mie gambe e il mio respiro a un certo punto sembrano capire che si va a quella velocità lì, si danno pace, e vanno. Se poi trovo la musica giusta, la fatica è ancora meno.
  • come sempre, per me la musica è fondamentale. Mi sono fatta alcune playlist che amo e che ascolto durante la corsa, e conosco quelle 3-4 canzoni che quando sono proprio sul punto di mollare mi ridanno la carica e fanno volare le mie gambe, ricordandomi ancora una volta che l’ostacolo è la mente, non il corpo.
  • l’abbigliamento fa la differenza. All’inizio correvo con quello che avevo: tuta, maglietta e top da sport. Ma soprattutto correvo con scarpe di qualche anno fa, non specifiche per il running. Errore! Non solo le scarpe sono fon-da-men-ta-li (io mi trovo molto bene con le Nike Free 5.0 ma per ogni piede c’è la sua scarpa, quindi vanno provate) ma anche l’abbigliamento fa la differenza. Un top termico a manica lunga che rimane aderente al corpo, leggings col taschino per le chiavi, una fascia che copre le orecchie e la fascia da braccio per il telefono fanno correre molto meglio di una maglietta che svolazza, la felpona ingombrante che finisce annodata in vita e il cellulare in mano. Anche le cuffie bluetooth sono state una salvezza per me.
  • infine, è questione di arrendersi. Ora che il mio piano prevede corsa consecutiva, ho realizzato questo: quando avevo in alternanza corsa e camminata era come se il mio cervello mettesse anche lui il timer. Dieci minuti di corsa? Ok: posso resistere dieci minuti. Al nono minuto sentivo già di non farcela e lottavo per arrivare al decimo. Ora che davanti a me ho trenta minuti di corsa, ho notato che il mio cervello ‘si arrende’ a correre. Sa che non deve lottare per qualche mèta intermedia e sa che in fondo può resistere mezz’ora. E il corpo va. E’ un modo molto più fluido, arioso, libero, di approcciare il tempo che devo correre. E che, in qualche modo, voglio correre. Le gambe trovano un tempo sostenibile, senza fretta. La mente si concede di vagare senza dover controllare a che minuto siamo (l’app ti avvisa, ma io controllavo l’orologio costantemente comunque) e la corsa diventa finalmente bella.

Ovviamente prendete queste osservazioni come assolutamente personali, che derivano da una modesta esperienza di tre mesi di corsa partendo da zero.

So che molti di voi corrono, e mi piacerebbe parlarne. Come avete cominciato? Avete consigli? Quanto correte ora? Qual è la frequenza con cui correte, e lo fate anche con il maltempo? Insomma, sono veramente curiosa e molto interessata.

Foto di copertina: Shutterstock – running

correrefitfitnesshealthyrunningsalutesport

Commenti