
Scrivo mentre il paesaggio scorre rapido attraverso il finestrino, il cielo diventa blu cobalto contro le prime luci accese della sera.
Abbiamo lasciato la laguna da pochi minuti, arriveremo a Roma a notte fonda.
Lei non dà ancora segni di cedimento dopo dodici ore passate a camminare su e giù per calli e ponti, ma ho la discreta certezza che entro metà viaggio si arrotolerà sul sedile come un gatto e si addormenterà con le mani sotto la guancia.
Io la guarderò- scomoda, le scarpe consumate e i capelli aggrovigliati, la giacca per cuscino – e mi augurerò che sia sempre così. Appena un po’ selvaggia. Lontana abbastanza dalle eccessive necessità per essere libera, anche da me.
Abbiamo trascorso 4 giorni in Nord Italia. Città dove lei non era mai stata.
Trieste, prima tappa.
Bellissima, elegante, con strade silenziose di palazzi color pastello e grandi piazze monumentali, con café letterari dalle grandi finestre e dagli specchi illuminati e quest’aria sospesa un po’ italiana e un po’ nordica. I marciapiedi ordinati, i cappotti blu, la birra artigianale, l’aria di mare e l’acqua trasparente.
Ci siamo innamorati del Castello Miramare. Tra i più belli che io abbia mai visto, anche per la sensazione che lo pervadeva: quella di essere stato vissuto, goduto.
Avrei continuato a girovagare tra i suoi giardini verdissimi che affacciavano sul mare azzurro per ore.
Trieste e la sua luce, e il suo respiro profondo.
La tappa successiva è stata emozionante per tutti: a Udine, ospiti di Dacia, abbiamo portato Viola allo stadio per la prima volta.
Non si è trattato di uno stadio qualsiasi, ma della bella e nuovissima Dacia Arena, pensata anche per le famiglie. Ci siamo seduti insieme ai genitori che grazie al Dacia Family Project hanno vinto un abbonamento allo stadio per tutta la famiglia, è stato molto bello: si respirava un’atmosfera di tifo ‘sano’, Viola si è divertita da matti. Ha gioito, sofferto, gridato, saltato, e l’Udinese, per la quale ha tifato, ha anche vinto.
Ultima tappa, la più bella: Venezia.
Venezia me la ricordo da ragazza, da innamorata e da neomamma. Di ogni volta conservo un ricordo bellissimo, che la vista della laguna mi riporta magicamente intatto. E’ come se l’atmosfera magica di Venezia mi tornasse dentro ogni volta, incantandomi, facendomi credere nella bellezza, nelle favole.
Per Viola era la prima volta.
Come noi, ancora una volta, è rimasta incantata.
Finisco di scrivere questo post da Roma. Domani risalgo su un aereo direzione Londra. Cinque città in sei giorni, un caleidoscopio di scenari ed esperienze, e questa volta lei con me.
Mi chiedo cosa ricorderà di tutto questo – se ricorderà qualcosa. Lei che ha bisogno di storie appassionanti per non annoiarsi e che plasma un ricordo attorno ad un oggetto – una maglia sportiva, un piccolo delfino in vetro di Murano.
Lei che in una città sconosciuta fa prima la spavalda e poi torna indietro correndo, perché per un attimo ci ha perso di vista. Lei che assaggia tutto ma ordina la pasta al pomodoro, poi ci ripensa e si mangia tutto il tuo piatto.
Lei che si fida di noi, che la portiamo in giro per il mondo.
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