Coldiretti lancia l’allarme: massima attenzione ai pomodori e alle salse del supermercato. C’è un’invasione preoccupante.
I nostri pomodori sono a rischio e noi dobbiamo fare la massima attenzione quando facciamo la spesa al mercato o al supermercato. Vediamo insieme cosa sta succedendo.
Il pomodoro e tutti i suoi derivati – concentrato, salsa, sughi – sono una delle più grandi ricchezze del nostro Paese. Proprio qualche giorno fa, a Parma e a Foggia, è iniziata la raccolta del pomodoro da salsa che, purtroppo, a causa del maltempo, rischia di fermarsi a molto meno dei 5,6 miliardi di chili previsti per il 2023. Naturalmente questo avrà un forte impatto su tutta l’economia nazionale visto che la raccolta dei pomodori e la produzione di salsa fruttano ogni anno circa 4,4 miliardi di euro. Inoltre questa filiera dà da lavorare ad almeno 10mila fissi e oltre 25 mila stagionali. Oltre alle alluvioni e ai nubifragi, i nostri pomodori rischiano di essere danneggiati da una vera e propria invasione.
Un consumatore comune, solitamente, quando fa la spesa non sta a leggere tutte le etichette. Quando si tratta di pomodori o salse poi pensiamo di andare abbastanza sul sicuro. Ma non è così: i nostri supermercati sono stati “invasi” da pomodori che non sono i nostri.
E da dove arrivano se non sono i nostri? Dalla Cina. Secondo i dati del World Processing Tomato Council, la Cina ha raggiunto livelli di produzione altissimi: 7,3 miliardi di chili nel 2023. Ha superato di gran lunga l’Italia nella classifica mondiale dei produttori di pomodoro da industria e le importazioni sono aumentate del 50%.
Tutto questo non fa che danneggiare ulteriormente un mercato già in forte sofferenza a causa dell’aumento dei costi dei carburanti, dell’energia e delle materie prime. Nel nostro Paese i costi di produzione, nell’ultimo anno, sono cresciuti del 30% ma – sottolineano Coldiretti e Filiera italiana-agli agricoltori viene pagato solo fra i 15 e i 17 centesimi al chilo. In pratica un consumatore oggi paga di più un chilo di pomodori o una bottiglia di passata ma ciò non si traduce in maggiori guadagni per i produttori. Per fare un esempio per una bottiglia di passata da 700 ml che costa 1,6 euro solo il 9,4% riguarda il valore riconosciuto al pomodoro in campo, mentre il 90,6% del prezzo è il margine della distribuzione commerciale, i costi di produzione industriali, il costo della bottiglia, dei trasporti, il tappo, l’etichetta e la pubblicità.
L’aumento di prodotti cinesi – naturalmente a prezzi più bassi -sugli scaffali rischia di creare un danneggiare in modo irreparabile una filiera importantissima per la nostra economia. Senza contare la questione etica: il pomodoro cinese è coltivato per l’80% nella regione dello Xinjiang. In questa Regione il governo pratica da tempo politiche di repressione e genocidio della popolazione locale e lavori forzati nei campi agricoli. Una violazione dei diritti umani confermata anche dall’Onu e dallo stesso Parlamento europeo.
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