Una scoperta straordinaria che permetterà di aprire nuovi scenari sulla comprensione del cervello umano e i suoi collegamenti con le emozioni musicali.
Il cervello umano è quanto di più complesso esista. Sappiamo ancora poco di quest’organo che, anche per questo motivo, è sicuramente quello che attira maggiore curiosità da parte dei profani e che occupa molto delle ricerche scientifiche. E oggi, proprio le neuroscienze sono riuscite a ricostruire la musica che ascoltiamo tramite le onde cerebrali.
Nonostante lo si studi da secoli, il cervello è ancora un mondo inesplorato in massima parte. Per questo è forse l’organo più affascinante, che ha ispirato e ispira vasta letteratura, letteraria, musicale e cinematografica. Oltre che, evidentemente, il lavoro di centinaia di scienziati che ogni giorno provano a darci un tassello in più sulla comprensione della nostra mente.
E oggi la scoperta che arriva dall’Istituto di Neuroscienze “Helen Wills” dell’Università della California di Berkeley, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del J. Crayton Pruitt Family Department of Biomedical Engineering dell’Università della Florida e del Dipartimento di Neurologia dell’Albany Medical College, è di quelli assolutamente da inserire nella storia della scienza. I ricercatori sono riusciti a ricostruire una canzone dall’attività elettrica del cervello. Ecco come hanno fatto.
Musica e cervello: la straordinaria scoperta scientifica
Grazie a una IA i neuroscienziati sono riusciti a ricostruire una canzone decodificando l’attività elettrica del cervello registrata durante il suo ascolto. I ricercatori hanno decodificato le onde cerebrali di 29 pazienti, cui erano stati applicati elettrodi che hanno registrato i movimenti neurali.
La canzone utilizzata per l’esperimento scientifico è uno dei capisaldi della musica rock e della musica mondiale in generale: il brano dei Pink Floyd “Another Brick in the Wall, Part 1”, il pezzo più celebre dell’album “The Wall” pubblicato nel 1979. Il rock psichedelico di David Gilmour e Roger Waters ben si presta allo studio scientifico, questo perché la canzone (peraltro molto apprezzata dai pazienti) ha una quarantina di secondi di parte cantata e oltre due minuti di parte strumentale. Una suddivisione che ha permesso di tracciare molto più facilmente (anche se parlare di facilità in questo tipo di studi è improprio) le onde neurali e di identificare le regioni del cervello che si attivano alle parole e agli assoli di chitarra del pezzo dei Pink Floyd.
Fondamentale, come accade sempre più spesso, il supporto dell’Intelligenza Artificiale che, se utilizzata in questi termini, potrà essere fondamentale per migliorare la vita dell’uomo. Una scoperta fondamentale perché potrà, per esempio, essere molto utile per i futuri impianti cerebrali per le persone che ne hanno bisogno, in modo tale che i malati di SLA o persone con gravi problemi neurologici possano esprimersi, al massimo delle loro emozioni e, quindi, della loro dignità di esseri umani.