L’IA potrebbe essere la nostra alleata nella lotta ad una determinata malattia. Può rivelarla con il 95% d’anticipo di successo: il metodo.
La tecnologia da sempre aiuta l’essere umano a migliorare la sua condizione di vita. Adesso però l’IA potrebbe diventare fondamentale anche nella lotta contro una determinata malattia. Infatti può aiutare a rilevarla in anticipo con il 95% di successo: scopriamo l’ultima scoperta che potrebbe aiutare l’umanità.
L’ultimo anno è stato quello in cui la popolarità dell’intelligenza artificiale è esplosa su tutto il globo. Infatti questo potrebbe essere uno strumento importantissimo per l’umanità se utilizzato con prudenza. Gran parte del merito va dato alla potenza di ChatGPT, la chatbot di Open AI che ha costretto i colossi della tecnologia a rivolgere tutti i loro sforzi su quella che sembra essere la tecnologia del futuro. Adesso l’IA potrebbe darci un’ulteriore mano andando ad aiutarci nella lotta contro una malattia.
Nel dettaglio l’intelligenza artificiale potrebbe essere un nostro alleato nella lotta contro il morbo di Parkinson. Secondo gli scienziati l’IA potrebbe classificare quattro sottotipi del morbo con un’accuratezza che si avvicina al 95%. A rivelarlo sono i ricercatori del Francis Crick Institute e dell’UCL Queen Square Institute of Neurology di Londra che hanno addestrato un programma a computer dedicato. Andiamo quindi a vedere come potrebbe cambiare la lotta contro il morbo di Parkinson ne futuro prossimo.
L’IA potrebbe aiutare nella lotta contro questa malattia: adesso può prevenire il morbo di Parkinson
Il team di ricerca del Francis Crick Institute e dell’UCL Queen Square Institute of Neurology di Londra ha quindi addestrato un programma a computer in grado di riconoscere i sottotipi della malattia attraverso le immagini di cellule staminali dei pazienti. Inoltre sempre il team, sulla nota rivista Nature, ha svelato che questo potrebbe aprire la strada alla medicina personalizzata ed alla conseguenza scoperta di farmaci mirati. Ad oggi la scienza riesce a comprendere alcuni dei processi del Parkinson, ma ancora non c’è una cura.
Un passo in avanti però è stato fatto con questo modello basato sui neuroni dei pazienti che, combinato con un gran numero di immagini, permette di classificare i vari sottotipi. La nuova piattaforma quindi permetterebbe di testare i farmaci e prevedere se le cellule cerebrali di un paziente siano in grado di rispondere positivamente a questi. Il Parkinson, infatti, è una di quelle condizioni che danneggia delle parti del cervello progressivamente nel corso degli anni. Inoltre ci sono anche diversi meccanismi fisici e psicologici come depressione e ansia.
Ad oggi secondo i ricercatori non si era ancora in grado di differenziare i vari sottotipi di Parkinson. Questo vuol dire che alle persone affette non si era ancora in grado di fornire diagnosi specifiche e trattamenti, supporti o cure mirate. L’uso dell’intelligenza artificiale invece dovrebbe permettere di valutare diverse caratteristiche cellulari, andando a differenziare i vari sottotipi di questa malattia. Il deep learning quindi potrebbe aiutare in futuro anche contro la lotta al morbo di Parkinson.