Lavorare come rider adesso è più conveniente rispetto a qualche anno fa, ci sono molti più vantaggi: ecco che cosa sapere.
Da anni i rider sono oggetto di dibattito internazionale. Non solo per il servizio che forniscono quotidianamente, ma perché si tratta di una categoria lavorativa poco tutelata in Italia e non solo. Ma a quanto pare le cose stanno prendendo piede in una forma diversa.
Con l’avvento di app come Glovo, Deliveroo, JustEat, Uber Eats e molte altre ancora, il settore dei fattorini in bicicletta che consegnano cibo a domicilio si è ingrandito fino a diventare una questione da trattare a livello istituzionale. La maggior parte dei rider sono ragazzi che decidono di guadagnare qualche soldo extra per pagarsi gli studi o per necessità.
La bella notizia è che adesso lavorare come rider è più conveniente rispetto a qualche anno fa quando questo fenomeno si stava affacciando nel settore professionale. Adesso infatti si sta parlando di dare i contributi a questi lavoratori.
Lavorare come rider: diritto ai contributi, la novità
Proprio di recente il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che potrebbe rivoluzionare il mondo del lavoro dei rider, uno dei più sottopagati, mal tutelati e sfruttati del mondo moderno. Dopo il boom con la pandemia, l’esigenza di tutelare i rider è diventata sempre più importante.
L’ultima sentenza ha decretato l’obbligo a Deliveroo Italy e Uber Eats Italy a versare i contributi INPS ai rider. Le società di food delivery devono così adempiere agli obblighi contributivi. Si tratta di aziende che in passato erano finite sotto l’occhio del ciclone per via delle condizioni di lavoro e di sicurezza dei lavoratori.
Nel 2021 un’indagine della procura di Milano aveva notato come circa 60mila rider vivevano in condizioni di lavoro pessime, con una sicurezza pressoché nulla. Da qui la decisione del Tribunale che riguarda il periodo 2020-2021 per Uber Eats Italye e il periodo 2016-2020 per Deliveroo. L’obiettivo è quello di regolarizzare le posizioni dei lavoratori rider che da lavoratori autonomi passerebbero a “coordinati continuativi“, quindi con quelle garanzie previste per i dipendenti delle aziende, esattamente come previsto dall’articolo 2 del Jobs Act.
La decisione del Tribunale implica in questo modo un’obbligazione per gli interessi, i contributi e le sanzioni nei confronti dell’INPS, così come i premi nei confronti dell’INAIL sulla base dell’orario svolto effetivamente dai collaboratori. Un passo avanti necessario per il futuro dell’intero settore.