La Commissione Europea esige dei cambiamenti nei requisiti di accesso all’Assegno Unico definendo discriminatoria la misura.
L’Italia ha infranto una direttiva europea e ora ha due mesi di tempo per correggere gli errori.
L’Assegno Unico è la misura dedicata alle famiglie con figli a carico fino ai 21 anni o senza limiti di età se disabili. Nello specifico, l’Assegno spetta per ogni figlio minorenne, maggiorenne a carico fino ai 21 anni se frequenta l’università, un tirocinio o un corso professionalizzante e per ogni figlio con disabilità.
I requisiti del richiedente sono legati alla cittadinanza, al pagamento delle imposte sul reddito in Italia, alla residenza anche non continuativa nella nostra penisola per almeno due anni con la titolarità di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato di durata minima semestrale. L’importo dell’Assegno varia in base all’ISEE della famiglia. Se non si dovesse presentare l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente si avrebbe diritto all’importo minimo. Poi ci sono le maggiorazioni previste a determinate condizioni come i genitori entrambi lavoratori o un caso di disabilità tra i componenti. Tra i vari requisiti citati ve ne sono alcuni che la Commissione Europea non approva.
Secondo la Commissione Europea l’Assegno Unico è discriminatorio per il doppio requisito riguardante i due anni di residenza in Italia e la convivenza.
Il Governo italiano dovrà modificare gli aspetti considerati discriminatori entro due mesi o ne subirà le conseguenze. Se il difetto normativo non dovesse essere sanato, infatti, scatterebbero le sanzioni.
Il problema, dunque, si riferisce alla richiesta dei due anni di residenza in Italia e alla necessità di trovarsi nello stesso nucleo familiare dei figli. Due punti critici perché violano
Di conseguenza i requisiti dovranno essere modificati o cancellati perché discriminanti. Due mesi di tempo superati i quali la Commissione può passare il caso alla Corte di Giustizia Europea. Non sarebbe la prima volta per l’Italia doversi adeguare alle direttive europee. Il deferimento alla Corte UE è già successo per la disapplicazione delle direttive europee sulle tempistiche di versamento alle imprese (saldo in 30 giorni).
Vedremo come il Governo deciderà di agire e in che modo l’Assegno Unico cambierà arrivando ad una più ampia platea di beneficiari.
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