Vediamo quali sono le esenzioni che permettono di non pagare l’IMU e come cambieranno le aliquote nel 2024.
L’IMU deve essere corrisposta dai proprietari di immobili ma solo al verificarsi di alcune condizioni. Esistono poi delle eccezioni alle regole.
L’imposta sulla casa deve essere corrisposta in due rate. Entro il 16 giugno ed entro il 16 dicembre. A pagare sono i proprietari di fabbricati, terreni agricoli, aree fabbricabili. Non sono coinvolti nel pagamento, però, i proprietari di una prima casa abitazione principale. Significa che per non pagare l’imposta occorrerà avere residenza anagrafica e dimora abituale nell’unico immobile di proprietà.
L’IMU si corrisponde per le seconde case e le prime case considerate di lusso appartenenti, dunque, alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. Poi ci sono altri casi di esenzione introdotti nel 2023.
Le esenzioni IMU già in vigore da tempo riguardano gli alloggi sociali, gli immobili di cooperative edilizie, la casa coniugale assegnata ad uno dei coniugi dopo la sentenza di separazione, divorzio o scioglimento del matrimonio.
Altre esenzioni riguardano l’unico immobile in possesso del personale delle Forze Armate, di Polizia, Vigili del Fuoco non concesso in locazione e l’unico immobile di proprietà di cittadini italiani residenti all’estero e di iscritti all’AIRE.
Tra le novità del 2023 (non confermata per il 2024) aggiungiamo l’esenzione per i proprietari di case occupate abusivamente a condizione che sia stata presentata regolare denuncia per occupazione abusiva all’Autorità Giudiziaria.
L’esenzione rimane, invece, per i cittadini proprietari di immobili presenti nelle zone colpite da eventi sismici (quello del 2012 e del 24 agosto 2016).
Tutti gli altri proprietari dovranno regolarmente pagare l’IMU e con l’occasione ricordiamo che la prossima scadenza è vicina. Il saldo, infatti, dovrà essere versato il 18 dicembre (il giorno 16 cade di sabato).
Passiamo ora alle novità 2024. La Manovra sembra voler cambiare le regole di base del calcolo del saldo IMU con l’applicazione di un’aliquota minima nazionale. Questo se il Comune non dovesse deliberare entro ottobre 2024. Significa che non si applicheranno più le stesse aliquote dell’anno precedente ma un’ulteriore aliquota nazionale che potrebbe portare ad una riduzione dell’acconto di giugno 2024 se dovesse essere applicata anche per l’acconto l’aliquota minima nazionale.
Ad ottobre, poi, dopo la delibera del Comune si procederebbe con il conguaglio e il recupero della somma eventualmente dovuta in base alla differenza riscontrata tra aliquota nazionale e quella deliberata dal Comune.
Si attende la pubblicazione della Legge di Bilancio 2024 per avere conferma di questa novità.
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