Quota 103 potrebbe essere rinominata Opzione Uomo perché avrà nel 2024 caratteristiche sempre più simili ad Opzione Donna. Tutto a discapito dei lavoratori.
Uscire dal mondo del lavoro con Quota 103 quanto sarà conveniente nel 2024? I cambiamenti mostrano chiaramente come il Governo spinga i lavoratori a non usare la misura.
Ad oggi Quota 103 permette di lasciare il lavoro a 62 anni di età con 41 anni di contributi. I lavoratori dovranno attendere una finestra di decorrenza di tre mesi se dipendenti privati e sei mesi se dipendenti pubblici. Il trattamento spettante, poi, viene riconosciuto per un valore mensile lordo inferiore a cinque volte il trattamento minimo (2.818,70 euro al massimo) fino al raggiungimento dei requisiti di pensionamento con la pensione di vecchiaia (67 anni di età).
Quota 103 è in scadenza al pari dell’APE Sociale e di Opzione Donna. Tutte e tre le misure sono state confermate nel 2024 ma ognuna con dei cambiamenti. Le lavoratrici dovranno attendere i 61 anni per andare in pensione se non hanno figli, 60 anni se hanno un figlio e 59 anni se hanno due o più figli. Per le categorie dell’APE Sociale, invece, l’attesa sarà fino a 63 anni e cinque mesi di età invece che 63 anni. Ma i cambiamenti maggiori sono stati riservati a Quota 103.
Mentre l’APE Sociale e Opzione Donna sono misure dedicate a lavoratori in difficoltà (disoccupati, invalidi, caregiver), Quota 103 si rivolge indistintamente a tutti i lavoratori a condizione che rispettino i requisiti anagrafici e contributivi citati.
Questi non cambieranno nel 2024. Si potrà richiedere Quota 103 a 62 anni di età e con 41 anni di contributi maturati. Ad una condizione. Accettare il sistema di calcolo contributivo pur rientrando in quello misto. Proprio come accade per Opzione Donna, i lavoratori per andare in pensione anticipata dovranno accettare un taglio sull’assegno di importo variabile.
La stima è di una differenza compresa tra i 10 e il 30% in base al numero di contributi versati al 31 dicembre 1995. E non finisce qui. La Manovra allunga le finestre di decorrenza fino a sette anni per i lavoratori dipendenti privati e a nove anni per i dipendenti pubblici. Significa che volendo continuare a lavorare fino all’erogazione del primo rateo pensionistico si andrà in pensione realmente quasi a 63 anni. Proprio come Opzione Donna che addirittura prevede un’attesa di 12 mesi.
Finiscono qui le penalizzazioni? No, perché c’è un’altra novità ossia la riduzione del limite massimo da 5 a 4 volte l’assegno minimo. Non si potranno ottenere più di 2.250 euro circa al mese.
Chi rimarrà a lavorare non sfruttando Quota 103, invece, otterrà un premio contributivo.
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