La pensione di invalidità permette di lasciare anticipatamente il mondo del lavoro, a 56 o 61 anni. Scopriamo di più.
Tra le varie forme di pensionamento del sistema previdenziale italiano c’è ne una dedicata alle persone con invalidità. Ma non a tutti i disabili.
Mentre si ragiona su come cambieranno le misure in scadenza al 31 dicembre 2023 – Opzione Donna, l’APE Sociale e Quota 103 – occorre ricordare che ci sono misure strutturali che non saranno modificate dalla Manovra 2024. In primis la pensione di vecchiaia che permette di lasciare il lavoro a 67 anni di età con venti anni di contributi. Chi non dovesse raggiungere il requisito contributivo dovrebbe attendere i 71 anni. Poi c’è la pensione anticipata ordinaria con il pensionamento raggiunti i 42 anni e dieci mesi di contributi (un anno in meno per le donne).
Ricordiamo anche la pensione per i precoci (41 anni di contributi di cui uno maturato prima dei 19 anni di età) per le categorie dell’APE sociale. Queste misure non subiranno modifiche fino alla fine del 2025 (e forse anche successivamente) perché la speranza di vita negli ultimi anni non è aumentata, anzi si è ridotta di pochi mesi. Tra gli scivoli che non cambieranno c’è, poi, la pensione di invalidità.
A chi si rivolge la pensione di invalidità
I lavoratori con patologie o menomazioni fisiche che hanno comportato un’invalidità specifica pari almeno all’80% possono ricorrere alla pensione di invalidità e lasciare il lavoro molto prima dei 67 anni della pensione di vecchiaia.
Si dice invalidità specifica perché la riduzione della capacità lavorativa dovrà essere specifica per la mansione svolta dall’interessato. Una sarta che non può più utilizzare una mano, ad esempio, rientra sicuramente tra i beneficiari della misura. Questa puntualizzazione è fondamentale perché a volte può esserci differenza tra i gradi di disabilità assegnati per l’invalidità civile e quella pensionabile. La certificazione dell’80% deve rivolgersi alla possibilità o meno di svolgere le attività previste dalla propria occupazione e dal ruolo svolto.
La domanda si potrà inviare soddisfacendo dei requisiti anagrafici e contributivi (oltre al riconoscimento dell’80% di invalidità specifica).
Le donne potranno lasciare il lavoro a 56 anni di età, gli uomini a 61. Essendoci, però, una finestra di decorrenza (attesa tra il raggiungimento dei requisiti e il pagamento del primo rateo pensionistico) di dodici mesi, in pensione si andrà in via definitiva a 57 anni se donne e 62 anni se uomini.
L’ultimo requisito è quello contributivo. Per accedere alla pensione di invalidità sono sufficienti venti anni di contributi maturati.