Stacanovista, da dove nasce questa parola che sta ad indicare una persona che si sobbarca di lavoro? Tanti se lo chiedono.
Ecco quali sono le origini di un termine che non ha sempre connotati positivi, visto che implica un lavoro che va ben oltre il semplice attivismo in campo professionale e la voglia di fare bene le cose.
“Sei uno stacanovista!”. A volte capita di sentirsi rivolgere questo epiteto. Significa che non stiamo semplicemente lavorando sodo, ma molto di più. Lo stacanovista è un superlavoratore, uno che sul lavoro si sfianca.
Ma da dove viene questa curiosa espressione? Chi l’ha coniata? Come spesso succede, talvolta si sentono in giro termini di cui sappiamo poco o nulla.
Stacanovista, le origini curiose di questa parola
Appurato che lo stacanovista è una persona che dimostra una dedizione fuori dal comune per il lavoro, resta dunque da capire come e dove sia nato questo termine. Bene, bisogna sapere che questo termine fu coniato negli anni Trenta del ‘900 quando, nella Russia sovietica, nacque il movimento stacanovista. Si ispirava alle gesta del minatore Aleksej Grigoriyevich Stachanov, “eroe del lavoro socialista” attivo nelle miniere di carbone dell’oggi tristemente famoso (per tutt’altre vicende) Donbass.
Stachanov divenne famoso per essere l’ideatore di un nuovo metodo per estrarre il carbone fondato sulla cooperazione dei minatori. Lui stesso si occupava del taglio del carbone, successivamente trasportato sui carri dagli altri minatori. La nuova metodologia gli permise di stabilire, il 31 agosto 1935, il record del maggior quantitativo di carbone estratto in un unico turno di lavoro: la bellezza di 120 tonnellate in 5 ore e 45 minuti! Manna dal cielo per il governo sovietico, che diede un enorme risalto ai metodi di lavoro di Stachanov, poi adottati in altre miniere. In onore di Stachanov, nell’Unione Sovietica il 31 agosto diventò il “giorno del minatore di carbone” diversi anni più tardi, nel 1978, la città ucraina di Kadievka prese il suo nome: Stachanov.
L’immagine di Stacanov come lavoratore modello, instancabile e dedito al lavoro, fu usata dalla propaganda sovietica come incentivo alla produttività dei lavoratori e per mostrare al mondo intero quanto fossero efficaci i metodi di lavoro socialisti. Dal suo esempio prese il via lo stacanovismo, un’ideologia del superlavoro ispirata ai principi del produttivismo e dell’industrializzazione forzata. L’emulazione stacanovista diventò un fenomeno di massa, con tanto di premi di produzione per costringere gli operai a raggiungere indici di produttività più elevati. Di fatto, si trattava di qualcosa di molto vicino alla schiavitù da lavoro.
Per estensione il termine stacanovista in italiano indica un forzato del lavoro: una persona che per qualsiasi motivo si sottopone con regolarità a turni massacranti in una qualche attività, lavorando in maniera indefessa.