Un lavoratore che si rifiuta di farsi ridurre l’orario di lavoro può essere licenziato? Ecco tutte le possibili prospettive future.
Prima di tutto è bene specificare che stabilire e organizzare l’orario di lavoro per tutti i propri dipendenti è un dovere dell’azienda. Questo significa che in linea generale l’azienda ha il diritto di cambiare l’orario di lavoro di un dipendente nel momento in cui questo cambio si renda necessario.
Ovviamente l’aumento o la diminuzione del numero di ore lavorate da un dipendente dev’essere concordato con il dipendente in questione e non può assolutamente essere imposto dall’azienda in maniera unilaterale. Questo significa che il datore di lavoro proporrà al dipendente un orario diverso rispetto a quello previsto dal contratto firmato dal dipendente ma che tale cambiamento diventerà operativo se e soltanto se il lavoratore sarà disposto ad accettarlo.
Se un lavoratore che ha sempre lavorato full time si rifiutasse di passare a un contratto part time, il datore di lavoro sarà obbligato dalla legge a trovare al dipendente un’altra sistemazione nell’organico dell’azienda in maniera che possa continuare a svolgere le sue mansioni o mansioni dello stesso tipo, magari lavorando in un altro reparto o in un altro ufficio.
Questa operazione, chiamata “ripescaggio” deve essere effettuata con il massimo impegno e con la massima trasparenza da parte dell’azienda, che si deve cioè impegnare a onorare il contratto che il dipendente ha firmato all’atto dell’assunzione. Se però la ricollocazione del dipendente non fosse possibile in alcun modo, e l’azienda riuscisse a dimostrare con delle prove concrete di non avere altra scelta, allora avrebbe diritto a licenziare il dipendente che non sia disposto ad adeguarsi al cambio di ore di lavoro.
Vale la pena notare però che il licenziamento può avvenire “per giusta causa” anche in un caso diverso, benché più raro, cioè se il lavoratore si rifiutasse di passare dal lavoro part time al lavoro full time.
In conclusione, il lavoratore e l’azienda devono assolutamente collaborare allo scopo di trovare un accordo che soddisfi le esigenze di entrambi ma se non si arrivasse ad alcun accordo l’azienda avrà il diritto di licenziare il dipendente. Quest’ultimo però potrà fare causa all’azienda qualora ritenesse che la variazione delle sue ore di lavoro e il fallimento delle procedure di ripescaggio fossero nate esclusivamente con l’obiettivo di allontanarlo dall’azienda e non per reali motivazioni di ordine economico.
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