Come funziona la RITA, ovvero l’anticipo pensionistico che deriva dall’adesione alla pensione complementare? Gli esempi.
Forse non tutti sanno che la previdenza complementare non è soltanto quel secondo pilastro del sistema previdenziale che, insieme alla pensione pubblica, permette alla quiescenza di avere un trattamento economico più corposo.
Infatti, collegata proprio alla scelta della pensione complementare e degli ulteriori versamenti per costituirla, c’è la RITA che è una agevolazione per chi, superata una certa età, perde il lavoro e si trova vicino all’età pensionabile.
Qualche ulteriore dettaglio sulla misura in oggetto e due esempi pratici.
Rendita anticipata RITA: le condizioni in breve
In sintesi, la RITA – sigla di rendita integrativa temporanea anticipata – consiste nel pagamento mensile di almeno parte di quanto versato per costituire in futuro la pensione integrativa, nella finalità di supportare economicamente il beneficiario durante il periodo ‘scoperto’ – perché in disoccupazione e senza contributi. La RITA sarà versata fino al conseguimento dell’età anagrafica, per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
Attenzione però, in quanto la RITA è sottoposta alle seguenti condizioni, che debbono sussistere alla data di presentazione della domanda di accesso:
- stato di disoccupazione
- conseguimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza entro i 5 anni posteriori allo stop al lavoro
- versamento di almeno 20 anni di contribuzione nei regimi obbligatori di appartenenza
- almeno 5 anni di partecipazione alla previdenza complementare
Per la disoccupazione per un periodo maggiore di 2 anni, sono previste agevolazioni ulteriori per l’accesso alla RITA.
Due esempi pratici
Per capire meglio il funzionamento della RITA pensiamo ad un lavoratore che ha perso il posto, 4 anni mancanti alla pensione di vecchiaia e circa 100mila euro di capitale maturato nel fondo pensione. Ebbene, con una percentuale del capitale accumulato e da convertire in RITA pari al 20%, il percettore potrà avvalersi di un importo annuale lordo pari a circa 5mila euro e di una rata trimestrale lorda RITA, pari a circa 1.260 euro.
L’operazione è possibile perché il percettore è libero di indicare quanta parte del capitale accumulato nel fondo, vuole destinare alla RITA (cd. frazionamento). In questo esempio abbiamo posto una frequenza di erogazione trimestrale, ma in base al proprio fondo pensionistico, questa può anche essere mensile o bimestrale.
Un altro esempio potrebbe essere quello di chi, iscritto ad un fondo pensione, scelga di anticipare il pensionamento con la RITA a 64 anni anni d’età e aspettare la pensione di vecchiaia a 67 anni. Ebbene se questi ha accumulato nel fondo circa 150.000 euro da convertire in RITA, ciò significa che al massimo potrà contare – per i tre anni che mancano alla pensione di vecchiaia – su circa 4.000 euro di rendita anticipata al mese (nel caso in cui la % di RITA sul capitale accumulato sia pari al 100%).