La Red Bull è un team che oggi sta dominando in F1, ma che in passato aveva un nome ben diverso. Ecco la storia.
La F1 di oggi è letteralmente dominata dalla Red Bull, squadra anglo-austriaca che con Max Verstappen ha vinto gli ultimi tre mondiali piloti, e nell’ultimo biennio si è portata a casa anche quello costruttori. In totale, il team di Milton Keynes ha vinto 7 titoli piloti e 6 costruttori, dei risultati pazzeschi considerando che è una squadra che ha esordito nel 2005, ovvero meno di vent’anni fa.
I primi mondiali maturarono nel 2010, quando Sebastian Vettel divenne il più giovane campione della storia, iniziando una cavalcata che gli avrebbe permesso di dominare sino alla fine del 2013. Dopo alcuni anni complicati, la Red Bull si è rialzata dopo essersi legata alla Honda, con i capolavori di Adrian Newey e la perfetta guida di Verstappen a completare il pacchetto vincente.
In pochi sanno con esattezza quelle che furono le origini della Red Bull in F1, in una storia che merita di essere raccontata. Come detto, il debutto assoluto avvenne nel 2005, con il team di Milton Keynes che iscrisse al via David Coulthard ed il poco più che esordiente Christian Klien, mettendo in mostra subito un discreto potenziale, con lo scozzese che l’anno dopo, a Monte-Carlo, chiuse terzo regalando il primo podio di sempre a questo team.
Prima di diventare ciò che è oggi, questo team si chiamava Jaguar, nata, a propria volta, dalle ceneri della Stewart. Quest’ultima fu fondata dal grande Jackie Stewart, tre volte campione del mondo negli anni Settanta, nel 1996, con la motorizzazione che era fornita dalla Ford. Il debutto di questa realtà avvenne nel 1997, e c’è da dire che, nel triennio di vita in F1, si tolse parecchie soddisfazioni.
Rubens Barrichello ottenne un secondo posto al GP di Monaco di quell’anno, alla quinta gara della squadra di Sir Jackie, con il 1998 che non fu un campionato facile. Di certo, il migliore di tutti fu il 1999, che fu coronato dalla vittoria di Johnny Herbert nel GP d’Europa al Nurburgring, quello della gomma sparita dalla Ferrari di Eddie Irvine al pit-stop e di un’infinità di altri colpi di scena.
Barrichello, in quel campionato, ottenne anche tre terzi posti, ad Imola, Magny-Cours e proprio al Nurburgring. Alla fine di quel campionato, la Jaguar acquistò la Stewart e rimase in F1 dal 2000 al 2004, ma le soddisfazioni non arrivarono. Il primo podio fu ottenuto da Irvine, terzo a Monte-Carlo nel 2001, risultato replicato a Monza, nel GP d’Italia del 2002.
Il miglior risultato nel mondiale costruttori fu un mesto settimo posto, ottenuto per tre volte di seguito tra 2002 e 2004. La crisi economica e gli scarsi risultati portarono il team sull’orlo del fallimento, con Dietrich Mateschitz che salvò questa realtà e tantissimi posti di lavoro acquistandola, portando la Red Bull a sostituire la Jaguar. Di lì a poco, sarebbe nata un’avventura di grande successo.
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