Coloro che comprano prodotti Unilever quali Dove, Lynx e CIF potrebbero essere vittime di greenwashing. I dettagli.
Unilever è una delle multinazionali di maggior fama. Operante nei mercati Beauty & Wellbeing, Personal Care, Home Care, Nutrition e Ice Cream, questa grande realtà imprenditoriale offre i suoi prodotti a più di 190 paesi nel mondo. Ciò che spicca però è soprattutto l’altissimo numero di brand, oltre 400, riconducibili al colosso britannico con sede a Londra.
Ebbene, ultimamente le news non sorridono alla menzionata multinazionale: infatti Unilever ingannerebbe i consumatori con le affermazioni su alcuni suoi prodotti – e per questo risulta oggi indagata per greenwashing. S
copriamo che cosa sta succedendo e perché Unilever è finita nel mirino delle autorità inglesi.
In tempi in cui l’ecosostenibilità è un tema sempre più sentito dalle persone di tutto il mondo, l’accusa di pratiche integranti il cd. greenwashing di certo non aiuta l’immagine dell’azienda. Ma che cos’è in sintesi il greenwashing? Ebbene, altro non è che un insieme di tecniche e accorgimenti che permettono ad un’impresa di presentarsi al pubblico in modo più ‘ecologico’ di quanto non lo sia realmente.
Insomma, Unilever avrebbe dato di sé un’immagine carica di ecosostenibilità e responsabilità ambientale, ma soltanto in facciata – tramite la pubblicità e la comunicazione al pubblico. I clienti, dunque, sarebbero stati indotti a comprare i loro prodotti, ma con l’inganno di acquistarli da un’azienda fintamente vicina alle tematiche dell’ambiente.
Ecco perché il colosso subirà un’indagine accurata da parte dell’Autorità di vigilanza sulla concorrenza del Regno Unito (la CMA): è plausibile infatti la tesi che vede il consumatore fuorviato dalle dichiarazioni ‘green’ di Unilever. Nel bersaglio dell’indagine prodotti come Dove, Comfort e Lynx i quali, ben lungi dall’essere rispettosi dell’ambiente, verrebbero venduti con slogan green o filo-ambientalisti, che trarrebbero in inganno specialmente i clienti più ‘ecologisti’.
Pertanto, sarà l’autorità britannica a stabilire le eventuali responsabilità di Unilever, che peraltro – secondo Greenpeace – è e resta una delle multinazionali più inquinanti al mondo.
L’indagine per greenwashing si combina con le pesanti critiche di Greenpeace all’operato della multinazionale con sede a Londra. Prodotti come Dove, ad esempio, non sarebbero affatto rispettosi dell’ambiente o ecosostenibili ed, anzi, Unilever – con l’utilizzo di affermazioni vaghe e ampie, dichiarazioni non precise sugli ingredienti utilizzati nei prodotti e dati non sufficientemente chiari sulla riciclabilità, come pure con l’uso di immagini e loghi dall’aspetto naturale come le foglioline verdi – porterebbe il cliente a credere erroneamente di comprare un prodotto di un’azienda, che tiene davvero al rispetto dell’ambiente e che fa il massimo per ridurre l’inquinamento nel pianeta.
Le ultime novità che giungono dal Regno Unito, indicano che l’Autorità di vigilanza sulla concorrenza ha informato Unilever dell’indagine. A questo punto spetterà al colosso internazionale fornire elementi che possano giustificare le sue politiche aziendali e che possano eventualmente portare all’archiviazione dell’indagine.
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