L’eredità tra fratelli segue regole ad hoc, che i potenziali eredi debbono aver chiare per evitare attriti. L’eredità tra fratelli.
Come in molti probabilmente sapranno, la successione ereditaria altro non è che è il processo con cui i beni, i diritti e gli obblighi di una persona deceduta vengono trasferiti ai suoi eredi. Tanti sono i casi particolari che possono verificarsi e che possono coinvolgere un’ampia varietà di familiari. Un esempio è quello dell’eredità da suddividere tra fratelli: come funziona?
Premettiamo che ogni erede, in quanto tale, subentra sia nei rapporti attivi che passivi del de cuius. Questo vuol dire che, oltre ad acquisire beni del soggetto deceduto, l’erede è anche obbligato anche a rispondere, in proporzione alla propria quota, dei debiti della persona spirata. Vediamo più da vicino come funziona l’eredità tra fratelli.
L’ottenimento della quota ereditaria non avviene dall’oggi al domani, ma per il tramite del notaio. Ed i familiari dovranno occuparsi della cd. dichiarazione di successione, vale a dire di una comunicazione alle Entrate di mero valore fiscale perché mirata al versamento dell’imposta di successione, come pure dell’eventuale accettazione dell’eredità. Ciò in quanto i familiari – e dunque anche i fratelli – debbono scegliere se accettare o rinunciare all’eredità.
La valutazione va fatta entro un decennio, altrimenti la legge considera l’inerzia del fratello come un no all’accettazione. C’è però da precisare che nel caso di previa convivenza di uno dei fratelli con il genitore defunto, il termine si accorcerà molto – restando entro i 40 giorni.
Ebbene, la divisione dell’eredità tra i fratelli può avvenire anzitutto in base a quanto previsto nel testamento, se è stato redatto. Pertanto il testatore potrebbe aver già indicato in questo documento, non delle mere quote in percentuale per ogni erede, ma una specifica divisione dei beni. Si tratta di circostanze in cui i beni sono attribuiti subito ai coeredi al momento dell’apertura della successione – senza che si abbia la cd. comunione ereditaria.
Vi è poi il caso dell’accordo amichevole tra gli eredi. Di che si tratta? Ebbene, questi ultimi se titolari non di beni specifici ma di una quota – sia per successione legittima che per testamento – andranno a comporre di fatto la comunione ereditaria. In particolare ogni erede potrà reclamare soltanto una percentuale ideale su ogni bene della successione. E se per la divisione dei distinti beni gli eredi potranno conseguire un accordo, formalizzando tra loro un contratto, nel caso di immobili, sarà necessario il notaio.
In assenza di accordo di divisione, la comunione ereditaria porterà i fratelli in tribunale, in quanto sarà un magistrato a procedere alla divisione in base alle regole stabilite dalla legge. Ogni fratello avrà diritto di fare ricorso al giudice, anche senza il consenso degli altri. Ovviamente il giudice è la figura idonea perché imparziale e in grado di disporre la divisione in modo cd. coattivo.
Concludendo, appare dunque chiaro che la divisione dell’eredità si farà soltanto laddove si sia formata una comunione ereditaria, ovvero il caso in cui gli eredi, in questo caso i fratelli, invece che ottenere un singolo bene, hanno conseguito delle quote. E ciò sia per testamento che, in mancanza, secondo le regole della successione legittima di cui alla legge.
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