L’inflazione e il carovita non danno tregua ai cittadini, come confermano dati e numeri forniti dall’associazione Assoutenti. I dettagli.
Nonostante gli ultimi confortanti dati sul numero di occupati nel nostro paese, i cittadini italiani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e la certificazione di ciò arriva questa volta da Assoutenti.
L’associazione che si occupa dei diritti dei consumatori e della loro tutela, ha infatti pubblicato uno studio da cui emerge che i nostri connazionali hanno affrontato finora il problema dell’inflazione e del carovita, non soltanto attingendo risorse dai sudati risparmi in banca, ma anche servendosi del cd. credito al consumo, ovvero di quella forma di finanziamento mirata al consumatore e a soddisfarlo per un’immediata esigenza personale o familiare (ad es. l’acquisto dell’auto o di un elettrodomestico).
Assoutenti in particolare rimarca la crescita del debito medio degli italiani, sempre più esposti al sovraindebitamento e al pericolo dell’usura. Vediamo più da vicino.
La cifra è impietosa: è pari a quasi 10mila euro il debito medio che pesa su ciascun cittadino italiano. Ma la cifra tocca quota 22mila euro circa, se viene preso in considerazione un nucleo familiare residente nel nostro paese. Assoutenti fornisce altri dati che fanno riflettere: prestiti, mutui e finanziamenti – oggi per molti quasi un’ancora di salvataggio per le spese quotidiane – gravano in totale per circa 585 miliardi di euro. Proprio da quest’ultima cifra derivano quelle appena esposte sul debito medio a famiglia ed a persona.
Non solo. Le tensioni economiche internazionali si riflettono a livello interno, anche e soprattutto nelle rate dei mutui. Infatti le famiglie, con sempre maggior difficoltà, sostengono l’onere mensile delle rate dei mutui ipotecari. Soprattutto a gravare sono gli importi dei mutui a tasso variabile, la cui rata è cresciuta di almeno un terzo negli ultimi mesi.
Ma lo scenario europeo non lascia dubbi: i continui rialzi dei tassi di interesse imposti dalla BCE negli ultimi due anni per frenare la corsa dell’inflazione, hanno condotto a un incremento di 270 euro della rata mensile di un mutuo da 125mila, con un maggior costo annuo corrispondente a ben 3.240 euro. Praticamente più di due stipendi, fa notare Assoutenti.
Di fronte a queste cifre ci si può facilmente immaginare quanto possano pesare i mutui, sulle spalle dei cittadini italiani che già debbono fronteggiare i costi di bollette, beni di prima necessità, benzina e spese per i figli.
Le rivalutazioni di stipendi e pensioni non bastano a risolvere il problema della tutela del potere d’acquisto, eroso dall’inflazione. Lo ricorda Assoutenti, che prosegue nella sua indagine rimarcando il progressivo calo del potere d’acquisto delle retribuzioni, che infatti non seguono affatto l’ascesa dei prezzi nei negozi e supermercati.
Per fare un esempio pratico, soltanto nel biennio 2022/2023 l’aumento dei prezzi al dettaglio ha prodotto una maxi-stangata da 4.185 euro a nucleo familiare. Sono incrementi che si sovrappongono l’uno con l’altro e mettono a rischio la tenuta dei conti delle famiglie italiane. A ciò poi si legano sia l’usura che il sovraindebitamento, oggi in forte diffusione e segnale sia delle difficoltà finanziarie crescenti delle persone, sia del costo sempre più alto dei prestiti delle banche.
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