Fissato con decreto Mef l’incremento delle pensioni da gennaio 2024. La variazione sarà del 5,4%, ma attenzione ad alcuni dettagli.
La rivalutazione pensioni nasce nell’obiettivo di supportare il potere di acquisto dei pensionati e delle loro famiglie, che infatti oggi rischia una notevole erosione a causa del binomio inflazione-carovita.
Ebbene, oltre all’aumento dell’8,1% relativo a quest’anno, forse non tutti sanno che per decreto ministeriale è stato stabilito il nuovo incremento delle pensioni a partire da gennaio 2024, con un +5,4%. Ma non per tutti. Vediamo più da vicino.
Per dare una mano concreta a chi giornalmente deve bilanciare le spese, le pensioni sono rivalutate anno dopo anno sulla scorta dell’indice medio dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. In particolare, gli indici mensili, la media annuale e la percentuale di variazione sono individuati dall’Istat, che li rende noti al Ministero dell’Economia.
Proprio il Ministero emette, solitamente a novembre di ogni anno, un decreto ad hoc, con cui indica in via provvisoria la percentuale di perequazione automatica per le pensioni per l’anno successivo – per quanto interessa qui il 2024 – e rende noto il valore definitivo dell’incremento per l’anno nel quale esce il decreto – per il 2023 è l’8,1%. Da notare altresì che detto valore può coincidere o no con quello segnalato l’anno anteriore in modo provvisorio. Possibili scostamenti sono fatti oggetto di conguagli ad hoc. Ebbene, come dicevamo, la variazione percentuale definitiva calcolata dall’Istat per l’anno 2022 – da utilizzare ai fini della perequazione automatica delle pensioni per l’anno 2023 – è stata pari al +8,1%. Ad essa seguirà quella del 5,4%, appena fissata.
Ecco perché è corretto dire che sono in arrivo altri – seppur piccoli – aumenti sulle pensioni da gennaio 2024. Infatti il Ministero dell’Economia ogni anno adegua l’ammontare degli assegni, in rapporto alle risultanze dell’inflazione dell’anno anteriore.
Da gennaio 2024 saranno valevoli aumenti, quantificati in base ai dati preliminari dei prezzi al consumo, così come rilevati dall’istituto Istat, nella sua annuale attività di indagine in coordinamento con il Ministero. In vista della nuova rivalutazione o, tecnicamente, perequazione automatica delle pensioni, è stato così pubblicato il decreto Mef del 20 novembre 2023, grazie al quale è oggi noto che le pensioni saliranno dal primo gennaio 2024 del 5,4%, rispetto a quanto pagato fino alla fine di quest’anno.
Da rimarcare che è un dato provvisorio o preliminare, quindi è da intendersi come un acconto per i pensionati. Mentre i successivi, ed inevitabili, conguagli saranno versati a distanza di dodici mesi circa, dopo che l’Istat renderà noti – anche per il prossimo anno – i dati definitivi dell’inflazione per il periodo gennaio-dicembre 2023.
Vero è inoltre che non tutte le pensioni godranno di un aumento ‘integrale’ da gennaio 2024. Infatti la legge dispone che la perequazione automatica dei trattamenti previdenziali segua, per il biennio 2023-2024, specifiche regole di rivalutazione decrescente, sulla scorta del valore annuale della pensione. Ciò vuol dire che più aumenta il trattamento previdenziale, minore sarà la rivalutazione in percentuale rispetto a quanto reso noto dal Ministero dell’Economia.
In particolare, soltanto le pensioni fino a 4 volte l’ammontare del trattamento minimo (2.555 euro al mese) saranno adeguate del tutto all’aumento del costo della vita. Le altre, maggiori, riceveranno dei tagli più o meno marcati secondo l’ammontare della pensione pagata. Per esempio l’indice di rivalutazione delle pensioni della fascia più alta, oltre dieci volte il trattamento minimo, subirà un taglio del 10% rispetto alla precedente suddivisione in fasce, di cui alla legge di Bilancio 2023.
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