La pensione potrebbe sembrare un obiettivo difficile da raggiungere, specie per chi ha carriere discontinue. Ma ci sono delle ‘scorciatoie’.
L’Italia è un paese che necessita una riforma previdenziale integrale, come è stato sostenuto da più parti politiche, ma nel frattempo i lavoratori che desiderano sapere quando potranno andare in pensione, debbono pur sempre ricordare che il traguardo dei 20 anni di contributi regolarmente versati – requisito della pensione di vecchiaia – non deve essere raggiunto obbligatoriamente.
Proprio così: esistono altri modi per pensionarsi con meno anni di contributi, come vedremo tra poco. Ecco dunque come uscire dal mondo del lavoro con 5 o 15 anni di versamenti. I dettagli.
Grazie alla cd. legge Amato, di cui al D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 503, è possibile andare in pensione con soli 15 anni di contributi. Ma chi può di fatto sfruttare questa sorta di canale preferenziale?
A seguire il sintetico elenco dei requisiti per il lavoratore, che deve avere:
Come si può notare, sono condizioni stringenti e che varranno per un numero sempre minore di lavoratori.
Forse non tutti sanno che è possibile andare in pensione anche soltanto con un quinquennio di versamenti contributivi, ma a patto di raggiungere i 71 anni di età. E’ la cd. pensione di vecchiaia contributiva e ci riferiamo, in particolare, ai lavoratori che hanno versato almeno 5 anni di contributi dal primo gennaio 1996.
Non una data qualsiasi, ma quella a cominciare da cui è stato varato il metodo di calcolo contributivo nel nostro sistema pensionistico che – come è noto – oggi dà luogo ad importi delle pensioni complessivamente più bassi di quelli determinati sulla scorta delle ultime retribuzioni ricevute (metodo di calcolo retributivo).
C’è però uno ‘scalino’ non di poco conto per chi abbia versato contributi anche prima del 1996, dato che la legge dispone che, per andare in pensione a 71 anni in dette circostanze, servono 15 anni di contributi in tutto, conseguendo dall’Inps l’ok al trasferimento di tutti i versamenti presso la Gestione separata dell’istituto.
Infine, è utile ricordare che se l’interessato non è riuscito a maturare i requisiti della pensione di vecchiaia contributiva con 5 di anni di contributi e uscita dal mondo del lavoro a 71 anni, oppure non è riuscito a conseguire i requisiti di cui alla legge Amato (15 anni di contributi), può compensare attraverso il versamento di contributi volontari o il riscatto. Ciò potrebbe permettere di raggiungere la soglia minima di anzianità contributiva prevista per la pensione di vecchiaia (requisito contributivo dei 20 anni), però sostenendo un costo non indifferente dato dalla somma dei contributi richiesti, che non è inferiore ad una spesa a quattro zeri.
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