Il mancato utilizzo di un determinato ingrediente all’interno dei cocktail rappresenta una protezione per l’ambiente: ecco come comportarsi.
I cocktail sono amatissimi soprattutto in estate e per le tante sensazioni che sanno regalare. Molte persone avranno almeno una volta nella vita gustato una bevanda ghiacciata in una giornata di sole d’estate. Tanti però non sanno che un ingrediente all’interno ha un impatto notevole sull’ambiente.
All’interno dei cocktail possono essere inseriti vari ingredienti ma ce n’è uno che non manca mai, il ghiaccio. Proprio questo, come evidenziato in un articolo di Scientific American, avrebbe un impatto notevole sull’ambiente. La sua produzione e il conseguente mantenimento metterebbero in scena un’operazione tutt’altro che ecologica.
Il processo che coinvolge il ghiaccio richiede elevate quantità di acqua ed energia elettrica. Vedendo quindi gli attuali problemi climatici sarebbe meglio pensare a delle soluzioni alternative per raffreddare i cocktail.
Il ghiaccio è tipicamente usato nei drink non solo per raffreddare ma anche per modificare la consistenza ed il sapore, andandola a diluirla e miscelarla. Lo scienziato alimentare Dave Arnold ha spiegato che shakerare 100 grammi di ghiaccio per 12 secondi genera 2.200 watt di energia. Un processo obbligato perché al momento non ci sono altre tecniche per estrarre il calore in modo così veloce.
L’uso del ghiaccio nei cocktail però è un problema da tenere in considerazione. Nonostante non si sappia con certezza la quantità usata in media nei bar, la sua produzione richiede moltissima energia, principalmente a causa dei macchinari ad aria o ad acqua che vengono utilizzati per ore. In genere, le macchine ad acqua sono più efficienti con un consumo di 45 litri per 45 kg di ghiaccio, mentre quelle ad aria producono 45 chili di ghiaccio con 378 litri di acqua.
Questi numeri inducono non solo ad una seria riflessione atta a proteggere l’ambiente ma anche a possibili soluzioni per raffreddare i drink. A tal proposito ci sono diverse alternative per rendere i cocktail più sostenibili: si parte dall’utilizzo dei cubi di ghiaccio ricavati dagli “scarti” delle aziende produttrici fino ad arrivare alla sostituzione del ghiaccio tritato con nitrogeno liquido.
Per l’esperta di cocktail sostenibili, Jennifer Colliau, non possono essere utilizzati i cubi refrigeranti in pietra ollare o acciai inox. Questo perché non andrebbero a raffreddare la bibita e non si scioglierebbero, non facendo verificare il trasferimento termico di energia. Insomma, forse è arrivato il momento di modificare il modo di fare aperitivo con dei drink freddi ma non ghiacciati. Un nuovo percorso che fa bene all’ambiente e potrebbe farci provare nuovi cocktail.
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