Il pignoramento del conto corrente si punta al recupero di un debito, ma come funziona? Tutto sui limiti e come non correre rischi.
In presenza di un debito si può attivare il processo che porta al pignoramento del conto corrente del debitore stesso. Tale procedura, seppur entro determinati limiti, non consente più al correntista di poter accedere liberamente ai soldi depositati sul conto.
Il pignoramento non può avvenire da un momento all’altro, ma dovrà essere anticipato da un titolo esecutivo collegato ad una sentenza, ad un atto giudiziario oppure ad un decreto ingiuntivo. Per questo motivo è idoneo conoscere le conseguenze di questa procedura, chi può farla e come evitarla.
Cerchiamo di capire come avviene il pignoramento del conto corrente e cosa può fare il correntista affinché non si vada attivare la seguente procedura.
Per il pignoramento del conto corrente si rende necessario che l’istituto di credito del debitore riceva l’ordine da parte dell’ufficiale giudiziario. Senza questo tassello il conto corrente non può essere in alcun modo bloccato, aspetto che rende il pignoramento una vera e propria azione esecutiva da portare avanti in caso di debiti.
Da ricordare che l’Agenzia delle Entrate può intervenire senza delegare la procedura al tribunale. Si procede poi al pignoramento con l’atto che deve essere notificato anche agli istituti di credito. Le banche sono tenute a custodire le somme pignorate su ordine del giudice.
La prima fase è caratterizzata da un’intimazione del creditore notificata alla banca o alle poste. Il creditore poi deve notificare al debitore: il titolo esecutivo, l’atto di precetto e quello di pignoramento. L’ente di riferimento è chiamato ad attuare il divieto di prelievo al debitore, il qualche viene citato in udienza. Il giudice poi stabilirà la cifra da restituire e le modalità fino ad arrivare anche alla chiusura del conto.
La legge mette in atto alcune garanzie per il debitore, stabilendo confini, minimi vitali e procedure che devono essere rispettate durante il processo. I limiti variano a seconda della circostanza e sono differenti in base alla data di accredito delle somme e se su quei conti vengono versati pensioni e stipendi. Per questo la legge garantisce un minimo vitale non pignorabile, finalizzato a garantire un livello base di sussistenza del debitore.
Il pignoramento si conclude con il saldo del debito, al netto dei limiti e delle regola da rispettare. Tuttavia, chi subisce un pignoramento può difendersi ed entro 60 giorni può richiedere la rateizzazione del debito. Se il pignoramento non rispetta i limiti, il debitore può presentare un’opposizione all’esecuzione. Mentre se il pignoramento è concluso si può procedere con un risarcimento del danno economico subito.
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