È possibile andare in pensione con soli 15 anni di contributi versati allo Stato. Un’occasione che però spetta solo ad alcuni: ecco chi sono e che cosa sapere.
Gli assegni pensionistici sono da anni uno dei temi più caldi e di contrasto all’interno della politica italiana. È molto difficile, se non impossibile, trovare tutte le forze d’accordo su una manovra.
Molte persone arrivano a quasi 67 anni senza avere la carriera giusta per poter riuscire ad andare in pensione, questo perché l’età raggiunta non basta per ottenere l’ambito assegno se non si hanno almeno venti anni di contributi pagati. Non tutti sanno, però, che ci sono alcune volte che bastano 15 anni di contributi per raggiungere l’obiettivo.
Per prima cosa bisogna sottolineare che pochi rientrano nelle deroghe Amato, parliamo di quelle misure vecchie che attualmente sono complicate da sfruttare in quanto prevedono dei requisiti completi prima del 1993. Tuttavia, c’è anche un altro modo per riuscire a riempire di contributi per arrivare ai 20 anni che servono per legge: usare la Pace Contributiva.
La nuova legge di Bilancio firmata dal governo a fine 2023 ha rispolverato una manovra vecchia introdotta nel 2019 dal decreto n°4. Stiamo appunto parlando della Pace Contributiva che è entrato in vigore per il triennio fino al 2021, per poi essere messa da parte.
La nuova manovra finanziaria dell’esecutivo ha introdotto una nuova possibilità che può fare davvero comodo a chi ha iniziato la propria carriera professionale dopo il 1995 ma non ha ancora raggiunto i fatidici 20 anni di contributi necessari per avere l’assegno pensionistico di vecchiaia.
In pratica, la novità sulla Pace Contributiva vede i soggetti che hanno ottenuto il primo accredito dei contributi a qualsiasi titolo versato dopo il 31 dicembre 1995, quindi possono chiedere all’Istituto di previdenza sociale l’accredito di 5 anni di contributi al massimo. Una manovra che spetta solo a copertura di periodi di vuoto contributivo i quali sono presenti nell’estratto conto di quell’anno del primo versamento all’anno dell’ultimo.
Basta che si verifichi quanti anni o mesi di contribuzione mancano ai 20 anni e quindi agire per riuscire a raggiungere per “comprare” i contributi necessari. In pratica, basta versare all’INPS il corrispettivo stabilito in base alla retribuzione che sono imponibili all’ultimo anno di carriera professionale. Tutto ciò che viene versato può essere portato in deduzione dal reddito ed è possibile versare anche in 120 rate mensili, ma quest’ultima soluzione non è adottabile per chi deve ancora comprare i 5 anni.
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