Per un affitto di casa ci sono diverse tasse da pagare dopo che il proprietario e l’inquilino hanno firmato il contratto di locazione: ecco quali sono gli obblighi al Fisco.
L’amministrazione finanziaria pretende una parte di denaro sull’accordo di locazione, dove proprietario e inquilino hanno l’obbligo di versare allo Stato le imposte sul contratto.
Quando si parla di tasse sul contratto di affitto della casa bisogna distinguere il locatore soggetto a Iva, parliamo ad esempio di una società, e il locatore che non è soggetto a Iva, ovvero il proprietario di una struttura privata. Dal punto di vista fiscale, bisogna sottolineare, che ci sono delle interessanti agevolazioni per entrambi i locatori.
Contratto affitto della casa: le tasse da pagare
L’affitto di casa sconta la tassa di registro che può essere in misura fissa o proporzionale, in base al fatto che il locatore sia soggetto a Iva o meno. In entrambi i casi, viene applicata l’imposta fissa di 200 euro per una sola volta alla stipula del contratto, al di là dell’importo del canone pattuito.
Nel caso in cui il proprietario della casa è privato o un professionista occasionale, la tassa è fissa in misura proporzionale con l’aliquota del 3%. La registrazione deve essere fatta entro un mese dalla data stipulata dal contratto. Nel caso in cui il contratto viene stipulato per scrittura privata non autenticata, la somma applicata è sempre di 200 euro.
Nei contratti di affitto si devono le imposte dirette e Iva. Se i beni locati sono di proprietà di un’impresa bisognerà pagare una quota di ammortamento che si calcola applicando al costo dell’immobile lo stesso coefficiente di ammortamento del settore produttivo. Le concessioni di beni in locazione costituiscono una prestazione di servizi ai fini Iva ed è soggetta in base alle regole previste per legge.
Il proprietario privato non ha alcuna rilevanza ai fini Iva, mentre ai fini delle tasse dirette i redditi sul contratto dipendono dall’ammontare che viene percepito nel periodo dell’imposta. In merito all’inquilino titolare del reddito di impresa oppure il lavoratore autonomo, il canone di affitto è deducibile a titolo di costo. Il soggetto privato non ha implicazioni fiscali.
C’è da aggiungere anche la presenza del contratto di affitto con cedolare secca che non prevede l’obbligo di dichiarare le entrate che arrivano dai canoni. In poche parole, si è esenti dal pagamento delle tasse di registro, dalle addizionali e anche dall’imposta di bollo. Esistono, inoltre, due percentuali di cedolare secca: del 21% per i contratti a canone libero e del 10% per i contratti di affitto a canone concordato.