Alcuni consumatori hanno diritto di chiedere il rimborso dell’Iva sulla Tari. Ecco a chi spetta e quando è possibile fare la domanda: tutte le informazioni.
La tassa sui rifiuti è obbligatoria per i cittadini che hanno il dovere di finanziaria i costi del servizio di raccolta e smaltimento. È bene però sottolineare che non tutti devono pagare l’Iva e nel caso in cui la somma è stata versata hanno diritto di chiedere il rimborso.
Fino a pochi anni fa era normale per i Comuni applicare l’aliquota Iva al 10% sulla tassa dei rifiuti e quindi i cittadini erano tenuti a versarla senza sapere che l’Iva sulla Tari è un’imposizione illegittima, quindi non deve essere dovuta. Per questa ragione coloro che l’hanno versata possono richiedere il rimborso.
A confermare l’illegittimità dell’imposta sulla tassa è stata la Corte di Cassazione con la sentenza 5078 del 2016 e la Corte Costituzione con la sentenza 238 del 2009. Hanno stabilito che la Tari non può essere maggiorata dall’Iva in quanto è già una tassa e non una tariffa, altrimenti si configurerebbe coma una doppia imposizione.
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Rimborso Iva sulla Tari: come richiederlo
Per via dell’illegittimità dell’applicazione dell’Iva sulla Tari, i cittadini che si sono ritrovati a pagare l’imposta hanno diritto a chiedere il rimborso per gli ultimi dieci anni. Questo perché il diritto al rimborso ha una prescrizione di 10 anni e quindi dal decimo anno in poi la popolazione non può chiedere più di riavere la somma indietro.
Dunque, nel caso in cui ci si rendesse conto che dal 2014 in poi è stata versata l’Iva sulla tassa sui rifiuti è necessario presentare istanza di rimborso all’Ufficio Tributi del Comune di appartenenza, oppure agli sportelli delle associazioni che tutelano i consumatori.
Per ottenere il rimborso è necessario compilare il modulo al quale bisogna allegare le ricevute che provino il pagamento del tributo e dell’Iva. In pratica, il modulo deve avere l’allegato in cui si provi che il cittadino abbia versato la Tari maggiorate dall’Iva.
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Riguardi ai termini di prescrizioni bisogna considerare le date presenti sulle comunicazioni o fatture stesse. Le associazioni dei consumatori hanno precisato che la domanda di rimborso non deve essere presentata così, ma è necessaria un’azione collettiva e per questo si può delegare una associazione affinché i cittadini ricevano il rimborso.