L’alimentazione è messa in pericolo dalla presenza di microplastiche nella frutta e nella verdura: la situazione attuale preoccupa.
Il comparto alimentare si è evidenziato questa volta per una situazione negativa e che palesa la presenza di micro e nanoplastiche nell’acqua e nel terreno. Questi elementi poi si trasferiscono nella frutta e nella verdura, che vengono successivamente consumate.
La presenza di un’alta quantità di microplastiche nell’acqua risulta dannosa anche per i fanghi che ne derivano. Uno studio ha evidenziato che le microplastiche costituiscono circa l’1% del peso secco. Un dato che segnala un serio problema europeo sul piano della circolarità, dove una direttiva promuove il riutilizzo di 3-4 milioni di tonnellate di fanghi ogni anno come fertilizzante dei terreni agricoli.
La dispersione dei fanghi con microplastiche ha ripercussioni negative sulle acque marine, a seguito dei frammenti dilavati che arrivano nei mari e nei fiumi. Diversi studi segnalano che il 99% delle microplastiche sui terreno vengono trasportate dalla pioggia e dalle acque irrigue che arrivano poi ai fiumi.
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Frutta e verdura, pericolo microplastiche: il reale impatto sulla salute
La presenza di microplastiche sembra davvero complessa da evitare, con l’organismo umano che risente dell’assunzione di questi elementi con il tempo. Come evidenziato da uno studio dell’Università di Catania realizzata nel 2020, nella frutta e verdura vendute nei mercati locali presentavano micro e nanoplastiche, soprattutto nelle carote e nelle mele.
Un altro studio, questa volta eseguito in Olanda, ha evidenziato che anche le radici assorbono le nanoplastiche migrando poi nelle foglie e nei frutti. L’indagine ha sottolineato il quantitativo basso nell’insalata e nei cavoli, mentre rape, ravanelli, carote e tuberi tendono ad accumulare una quantità più alta.
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L’impatto sulla salute è complicato da prevedere perché le variabili in gioco sono diverse. Al momento si è a conoscenza degli effetti negativi sul sistema endocrino e su quello nervoso, con gli esperti che temono il coinvolgimento anche dei feti. L’ingestione di microplastiche con l’acqua, il pesce o il sale è stata collegata a reazioni infiammatorie e allergiche e parrebbe indurre anche a stress ossidativo nelle cellule.
Sull’utilizzo dei fanghi c’è un grande dibattito da parte degli esperti. Da una parte si sconsiglia il loro utilizzo come fertilizzanti, mentre dall’altra molti non vorrebbero che venisse bandita tale soluzione. Per quest’ultimi occorre quantificare le microplastiche e utilizzare i fanghi con livelli elevati di contaminazione per altri compiti. L’Italia, come la Grecia, li deposita nelle discariche ma anche questo metodo presenta il rischio di dispersione verso acque e terreni.