Fai molta attenzione a quando si riscalda il riso, questo perché il modo in cui si riscalda potrebbe prevenire la “sindrome del riso fritto”: ecco che cosa sapere.
Il riso è uno di quei prodotti consumati in tutto il mondo ed è consigliato dai medici e nutrizionisti per le sue proprietà: è ricco di carboidrati, proteine vegetali e povero di lipidi. Contiene inoltre anche molti minerali e oligoelementi, ma bisogna fare attenzione a quando viene riscaldato.
Integrale, bianco, basmati, nero, tailandese, selvatico, rosso: esistono diversi tipi di riso e ognuno di essi ha i suoi benefici e valori nutrizionali. Gli esperti alimentari ci hanno tenuto a condividere con i consumatori alcuni importanti suggerimenti riguardo la conservazione e su come riscaldare correttamente il riso avanzato, questo perché il rischio è di essere colpiti dalla sindrome del riso fritto se non si prendono le giuste precauzioni.
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Come evitare di prendere la sindrome del riso fritto
Gli esperti hano specificato che riscaldare il riso in genere non rappresenta pericoli, tuttavia ci sono dei rischi associati a farlo nel modo sbagliato. Non tutti lo sanno ma il riso può contenere spore del batterio Bacillus cereus, che può rilasciare tossine che possono essere pericolose per l’essere umano. Le tossine però potrebbero causare due tipi di malattie di origine alimentare: diarrea e vomito.
I batteri sopravvivono al processo di cottura iniziale, ma nel caso in cui il riso viene lasciato a temperatura ambiente potrebbe produrre tossine. Gli esperti hanno indicato come ogni anno ci sono migliaia di casi di malattia da Bacillus cereus, un fenomeno noto come sindrome del riso fritto, anche se il Bacillus cereus si trova anche sulla pasta e sulle patate.
La crescita batterica deriva dal fatto che non si mette il riso nel frigorifero abbastanza velocemente dopo averlo cotto, dal tenerlo in frigorifero troppo a lungo o dal non riscaldarlo correttamente. La parte più importante è assicurarsi che la temperatura interna del riso raggiunga almeno 165 gradi.
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I sintomi possono presentarsi entro le 6 o 12 ore. Sebbene non sia pericolosa per la vita delle persone comuni, l’infezione grave potrebbe generarsi nel caso in cui a prenderla siano le persone immunocompromesse. La maggiore parte dei soggetti guarisce entro 24 ore, ma in questo lasso di tempo è importante idratarsi per bene.