In molti credono che la carne italiana contenga gli ormoni, una notizia che spaventa molti consumatori, ma è davvero così?
Gli ormoni sono sostanze utilizzate da decenni per migliorare la crescita e l’efficienza degli animali ed è comune il pensiero che le carni che vengono acquistare nei supermercati o nei macelli sia piena di sostanze chimiche, ma non è proprio così, visto che le cose sono cambiate negli ultimi anni.
Nell’allevamento intensivo, gli ormoni vengono usati spesso con l’obiettivo di aumentare la resa degli animali e la loro crescita. Lo scopo è proprio quello di massimizzare la produzione di carne, così come di tutti i prodotti di origine animale. Ci sono diversi ormoni che vengono presi in considerazione in questo settore.
Gli ormoni più comuni negli allevamenti sono gli estrogeni anabolizzanti (beta-estradiolo e zeranol) e i progestinici (progesterone e medroxyprogesterone). Sono legali in quasi tutti i paesi al mondo, ma non in Italia. Non tutti sanno che nel 1988 è entrata in vigore in Europa una legge che vieta l’uso di promotori della crescita negli allevamenti di bestiame.
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Quali sono i rischi di mangiare carne con gli ormoni?
L’applicazione degli ormoni nella produzione di animali da allevamento è un argomento controverso su cui si dibatte da decenni. Quello che però è certo è che l’UE è l’unico luogo in cui è vietato l’uso di ormoni per aumentare la produzione di carne e latte degli animali.
L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) consente divieti di importazione per motivi sanitari se giustificati da prove scientifiche. Gli ormoni sono ritenuti un rischio perché pericolosi per la salute degli esseri umani, oltre al fatto che sono dannosi per l’ambiente in quanto per niente sostenibili, provocando inquinamento e consumo di risorse.
Alcuni studi hanno ipotizzato che c’è un legame tra disturbi ormonali, consumo di carne trattata e patologie, come si legge su Cookist.it. Senza contare il fatto che questo processo danneggia il benessere degli animali, dato che ne accelera il suo processo di crescita in maniera innaturale, provocando sofferenza nell’animale.
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Per quanto riguarda il nostro paese, Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea (EFSA) ha reso noto un rapporto annuale in cui su 600mila campioni analizzati, solamente lo 0.18% di carne italiana è risultato non conforme agli standard importi dall’UE. È di certo una buona notizia per i consumatori preoccupati da ciò che mangiano.