La scienza raccomanda ai consumatori di non mangiare 5 pesci che potrebbero essere un rischio per la salute degli esseri umani.
Il pesce è uno degli alimenti più nutrienti e salutari che ci possono essere nella dieta, in quanto è una fonte affidabile di proteine, acidi grassi sani, vitamine e buon apporto di minerali. In commercio si possono trovare un gran numero di specie che differiscono per costo, percentuale proteica e disponibilità.
Al di là della varietà sul mercato, gli esperti sono concordi nel dire che quasi tutti i tipi di pesce sono salutari per il nostro organismo. Tuttavia, c’è da dire che non tutte le specie di pesci che si possono acquistare e consumare sono benefiche per il corpo umano oppure che la cottura sia sostenibile per l’ambiente.
Sebbene il pesce sia un’eccellente fonte di proteine e acidi grassi omega-3, alcuni tipi possono contenere alti livelli di contaminanti o essere a rischio di sfruttamento eccessivo, comportando un rischio per la salute e l’ambiente. Per questa ragione è importante conoscere i pesci che gli esperti sconsigliano di consumare.
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Quali sono i tipi di pesci da non mangiare?
Il primo pesce il cui consiglio degli esperti è quello di evitare da mangiare è il Tonno rosso, il cui consumo regolare, soprattutto da parte di bambini e donne in gravidanza, è sconsigliabile a causa della presenza di mercurio. Non tutti sanno che il Pangasio è spesso contaminato dal trifluoralina, un erbicida dannoso per la salute umana.
Nella lista c’è anche il Pescecane, dato che nel suo grasso si accumula cadmio e mercurio, i quali sono metalli pesanti dannosi per l’organismo degli esseri umani; senza contare il fatto che il suo valore nutritivo è basso, soprattutto rispetto alle altre tipologie di pesce che fanno bene alla salute e non presentano alcun rischio.
L’OMS considera lo Sgombro un alimento pericoloso a causa del suo alto contenuto di mercurio; tuttavia, visti i suoi benefici, gli esperti consigliano di non abbondare e limitarne l’uso in cucina, in pratica è bene non consumarlo più di una volta alla settimana. Non mangiare la Tilapia fritta, in quanto i suoi acidi grassi si trasformano in trans ad alte temperature, il che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.
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È bene ricordare che bisognerebbe dare priorità al consumo di pesci di piccole dimensioni in quanto hanno meno probabilità di accumulare contaminanti. Meglio optare per specie locali e stagionali, sostenendo così la pesca sostenibile e riducendo in questo modo l’impatto ambientale.