A breve saranno in vigore nuove regole per la pensione. In particolare, la Corte di Cassazione ha chiarito cosa succede a chi ha pochi contributi.
Dal prossimo anno cambieranno una serie di cose sul fronte pensioni, soprattutto per coloro che sono disoccupati o che hanno un’anzianità contributiva inferiore ai 35 anni. Di recente, infatti, la Corte di Cassazione ha introdotto due principi che potrebbero influire in maniera significativa sul calcolo dei requisiti per l’accesso alla pensione.
Nel dettaglio, i giudici hanno chiarito quali sono gli elementi da considerare nel caso in cui si intenda usufruire della pensione anticipata ordinaria e dell’Ape Sociale. I due provvedimenti sono destinati a rappresentare precedenti giudiziari e, dunque, potrebbero essere utilizzati da tutti i lavoratori che si rivolgeranno ai giudici per la tutela dei propri diritti. Ma quali sono le novità e a quali categorie di contribuenti si riferiscono? Ecco tutti i dettagli.
Attualmente, per accedere alla pensione anticipata ordinaria non servono solo 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 10 mesi per le donne, ma è necessario che almeno 35 anni di contribuzione siano effettivi, ossia al netto dei contributi figurativi (come quelli accreditati nel caso di disoccupazione, malattia, infortunio, maternità o cassa integrazione).
Con la sentenza n. 24916 del 2024, però, i giudici della Corte di Cassazione hanno sottolineato come questa interpretazione della normativa dal parte dell’INPS sia errata. Tutti i contributi, quindi, vanno presi in considerazione per la maturazione dell’anzianità richiesta, anche quelli figurativi.
Per quanto riguarda l’Ape Sociale, invece, la legge obbliga al possesso di almeno 63 anni e 5 mesi di età e 30 di contribuzione. Tra i beneficiari della misura ci sono anche i disoccupati che hanno concluso da non meno di tre mesi la percezione dell’indennità NASpI. Ma cosa succede nel caso in cui l’indennità non sia stata ricevuta?
Per l’INPS, non sarebbe possibile richiedere l’Ape Sociale. La Corte di Cassazione, tuttavia, con la sentenza n. 24950 del 17 settembre 2024, ha sottolineato come il pensionamento anticipato spetti anche ai disoccupati che non hanno fruito della NASpI.
La decisione potrebbe incidere significativamente anche su Quota 41 precoci, destinata anche ai disoccupati che hanno smesso di ricevere l’indennità da almeno tre mesi. In tal caso, si applicherebbe lo stesso principio indicato per l’Ape Sociale e, di conseguenza, saranno determinanti anche i contributi figurativi.
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